Il suono diventa un flusso libero. Un viaggio attraverso avanguardie e sperimentazioni: i confini sono quelli dell’immaginazione e della libertà mentale, tra sfumature e colori sonori da cui lasciarsi ispirare. La musica del Dum Dum Republic si sprigiona così nel “Sunflower Festival”. L’arena che sorge sul mare è pronta ad ospitare lo show sconfinato ed energico dei “Veeblefetzer”, icona del concetto di contaminazione, in cartellone domenica 2 giugno alle ore 17, con l’open act a cura del Pu. Ba. La. Selection e a seguire la Patchanka Made in Puglia di Dj Tuppi. Hanno stravolto la ritualità della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con il loro ingresso dirompente in sala, per presentare il primo esplosivo singolo Katabum che anticipa il loro ultimo album “More” (uscito a gennaio con l’etichetta Goodfellas), parte della colonna sonora de “La profezia dell’Armadillo”, il film tratto dall’omonima graphic novel best seller di Zerocalcare. “Qual è l’origine del nome Veeblefetzer ? Erano mesi che avevo un sogno ricorrente – racconta il cantante Andrea Cota – Una mattina del 2012 con una buona dose di intraprendenza, follia e voglia di suonare ho chiamato gli altri e ci siamo trovati il nome più tortuoso e bizzarro possibile, per evitare di cadere nell’insipido. Da subito non volevamo etichettarci e ci ha stregato l’idea di rimanere liberi di sperimentare con i suoni”. Un intreccio di reggae, hip hop, brass’n’roll dal sapore tropical gypsy: questi sono i Veeblefetzer alle soglie dell’anno 2020. Una band unica, fascinosa e focosa come i poeti o gli artisti di strada, stretti in un legame speciale con il Dum Dum Republic. Il disco “More” arriva a tre anni di distanza da ‘No Magic No Bullet’, esordio che ha tenuto i Veeblefetzer impegnati in un lunghissimo ed estenuante tour senza fine. Con il nuovo album Andrea “Mondo Cane” Cota, Sandro Travarelli, Luca Corrado e Gabriele Petrella riprenderanno le loro scorribande portando ovunque il loro live multigenere e globale. “MORE, perché queste canzoni sono come frutti che nascono dagli arbusti e dalle spine – spiega la band – MORE, perché ne vogliamo sempre “di più” e abbiamo evoluto il nostro sound. MORE, perché in inglese è anche anagramma di ROME, la nostra città dove torniamo a rifugiarci dopo ogni scorribanda. MORE, perché Roma è bella, ma “qui se more” un po’ ogni giorno”. Un movimento goliardico fuori dalle traiettorie della musica mainstream e degli stereotipi musicali, in una continua ricerca dell’originalità. Un’attitudine musicale globalista e fuori dagli schemi, come se una linea immaginaria, ma in fondo tangibile, unisse echi di dub tra le baracche di Kingston e sprazzi di puro rock’n’roll, un funerale a New Orleans e un matrimonio gypsy nelle campagne di Sarajevo. Le chitarre in bilico tra reggae e manouche si mescolano al calore dei fiati sulla ritmica dei tamburi e macchina da scrivere. Le basse frequenze sono tutte affidate all’andamento gradasso e rubicondo del sousafono, un basso tuba da parata. La strumentazione degna di un’orchestrina protopunk rende il timbro dei brani decisamente riconoscibile e originale. Il frontman Andrea ‘Mondo Cane’ Cota, irrefrenabile musicista, dj e conduttore radiofonico, ha riunito intorno a sè musicisti che hanno la grande capacità di arrivare al pubblico in un modo straordinario. In questi anni Fiorello li ha ospitati nella sua Edicola Fiore, Vincenzo Mollica li ha annoverati nella rubrica ‘Do Re Ciak Gulp’ di Rai Uno e Caterpillar di Radio2 li ha voluti durante il Caterraduno di Sinigallia. Animali da palco come poche band italiane, i Veeblefetzer hanno condiviso lo stage con Roy Paci e aperto il live ai Gogol Bordello. All’attivo hanno diversi tour in Italia e all’estero (Germania, Austria, Svizzera, Rep. Ceca, Slovacchia, Regno Unito)
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