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Ventisei condanne al processo “Jackpot“: camorra, droga e slot per gli stipendi per gli affiliati detenuti in carcere del clan Schiavone-Venosa

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Ventisei condanne inflitte per in appello per l’inchiesta Jackpot che ha consentito di ricostruire gli affari del gruppo “Schiavone – Venosa” che attraverso lo spaccio di droga e l’imposizione delle slot riusciva a far entrare in cassa 30-30mila euro al mese che assicuravano lo stipendio agli affiliati detenuti.
I giudici della corte partenopea hanno inflitto 2 anni e 4 mesi ad Anna Cammisa; 9 anni e 10 mesi a Gennaro D’Ambrosio, detto o’ zio; 9 anni e 4 mesi a Massimiliano D’Ambrosio, di Casaluce; 9 anni e 4 mesi per Teresa Venosa; 11 anni e 8 mesi per Giuseppe Verrone; 10 anni e 4 mesi per Giuliano Venosa; 2 anni per Anna Cerullo; 10 anni e 4 mesi per Angelo D’Errico; 9 anni e 4 mesi per Salvatore Frattoluso; 2 anni e 4 mesi per Ettore Pacifico; 7 anni a Pasquale Picone; 9 anni per Vittorio Pellegrino; 2 anni per Angelo Mennillo; 3 anni e 8 mesi per Raffaele Micillo; 9 anni per Mario Pinto; 9 anni per Angelo Prece; 2 anni a testa, con pena sospesa, per Angelina Simonetti e Silvana Venosa. Confermata la sentenza di primo grado per Giuseppe Bianchi (6 anni); Augusto Bianco (8 anni); Salvatore Cantiello (8 anni), Massimo Venosa (10 anni), il collaboratore di giustizia Yuri La Manna (4 anni), Antonio Venosa (5 anni). Sentenza di non luogo a procedere per Luigi Venosa, detto ‘o cocchiere, per il decesso dell’imputato


Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2019 - 19:33
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