Educare i bambini alla bellezza significa dar loro la possibilità di scegliere se restare o andare via”. Queste le parole di Toni Servillo, che ha incontrato a sorpresa, nella Sartoria Attolini, i ragazzi del progetto culturale “La grande bellezza”, per il recupero dei patrimoni abbandonati delle periferie, ideato da Officinae Efesti. Con loro anche Agostino Riitano, project manager supervisor di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura, Michelangelo Riemma Preside dell’Istituto Aldo Moro di Casalnuovo, Stefania Piccolo e Alessandra Magnacca curatrici del progetto. Il nome non è stato scelto a caso, perché in questa grande manifestazione culturale è stata coinvolta la Sartoria Attolini, famosa anche per aver realizzato gli abiti di Gep Gambardella, personaggio protagonista de La Grande Bellezza di Sorrentino. “L’azienda, ha guidato gli allievi in un viaggio nella sede aziendale, generando una relazione virtuosa fra il mondo della scuola e quello dell’imprenditoria di eccellenza– hanno spiegato le curatrici – inoltre La Grande Bellezza indaga la relazione fra estetica, territori periferici e le umanità che li abitano”. “Ci siamo posti questa domanda insieme ai ragazzi – ha aggiunto Ilaria Ceci, referente organizzativa – «Cos’è per te la bellezza?» e da qui è partita la nostra indagine”. Un percorso formativo a cui hanno partecipato 600 allievi, che hanno trascorso 660 ore in diversi laboratori per 6 mesi. E da domani fino al 4 giugno si svolgeranno le parate delle scuole, incontri, seminari e presentazioni pubbliche. Il progetto su estetica e territori è in rete anche con Matera. “Il progetto è l’esempio coraggioso di investire sulla cultura dei territori – ha dichiarato il Project Manager Riitano – ora il Sud rappresenta uno straordinario laboratorio per sperimentare azioni e progetti che partono proprio dalle persone e non dalle cose. Non a caso Matera 2019 ha lanciato in Italia e in Europa il tema della cittadinanza culturale. Oggi è il Sud Italia, che con Matera e le aree periferiche testimonia che al centro dell’Europa i processi di cambiamento civile passano per la cultura”. I territori delle scuole coinvolte sono stati narrati con lo sguardo dei giovani. “I giovani devono acquisire consapevolezza di essere parte integrante dei luoghi in cui abitano – ha commentato Riemma – solo così possono poi operare e lavorare in qualsiasi contesto”.
Articolo pubblicato il giorno 10 Maggio 2019 - 17:47