Due i giovani identificati, il reato ipotizzato è “turbativa elettorale”. Intanto da nord a sud sono decine e decine gli striscioni appesi a finestre e balconi per rivendicare il diritto al dissenso
Dopo la denuncia della Digos la Procura di Salerno ha aperto un’inchiesta per lo striscione contro la Lega esposto su un balcone di un’abitazione lo scorso 7 maggio, quando il ministro dell’Interno fece tappa proprio a Salerno per una tappa del suo tour elettorale. Secondo il Corriere del Mezzogiorno la Procura indaga per “turbativa elettorale”. Sullo striscione c’era scritto: “Questa Lega è una vergogna”. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i due giovani che avevano chiesto ospitalità alla proprietaria dell’abitazione per appendere lo striscione, poi subito rimosso dalla Digos.
Nei giorni scorsi, il coordinatore del comitato “Questa Lega è una vergogna”, Ennio Riviello, ha raccontato la sua versione dei fatti: “Eravamo a casa della signora che ci ha ospitato quando, mentre stavamo sistemando lo striscione, ci siamo ritrovati davanti due agenti della Digos”.
“La discussione con i due agenti è durata oltre 20 minuti, fino a quando abbiamo deciso di rimuovere lo striscione nel mentre gli uomini della Digos ci hanno anche identificati, compresa la padrona di casa”, spiega ancora. Su YouTube c’è un filmato in cui parla la proprietaria di casa: i due agenti, spiega, “ci hanno detto che se potevamo anche non toglierlo, però ci avrebbero deferito e avremmo dovuto fare una causa”.
Striscioni contro Salvini: cosa dice la legge
A proposito del reato di “turbativa elettorale” l’articolo 100 del Dpr 361 del 30 marzo 1957 prevede quanto segue:
“Chiunque, con minacce o con atti di violenza, turba il regolare svolgimento delle adunanze elettorali, impedisce il libero esercizio del diritto di voto o in qualunque modo altera il risultato della votazione, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000”.
L’articolo 21 della Costituzione invece recita:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Di recente, intervistato dal Corriere della Sera, il capo della polizia Gabrielli ha ricordato però che per i comizi elettorali c’è “una norma posta a garanzia del loro svolgimento senza provocazioni di sorta”. Secondo Gabrielli “ci sono decine di precedenti a tutela di esponenti politici di tutti i governi del passato, in cui sono stati tolti striscioni o simboli che potevano provocare turbative durante le manifestazioni di partito”.
Probabilmente Gabrielli si riferiva ad una norma contenuta nel D.L. 10 marzo 1946, secondo cui “chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da lire 3000 a lire 15.000. Se l’impedimento proviene da un pubblico ufficiale, la pena è della reclusione da due a cinque anni”.
La polizia può rimuovere gli striscioni contro Salvini?
La legge del 1946 consentirebbe dunque alla polizia di rimuovere striscioni “provocatori” se nelle vicinanze di una “riunione di propaganda elettorale”. In realtà la questione è più complessa perché c’è da tenere conto anche del principio sancito dalla Costituzione che almeno in linea teorica dovrebbe prevalere sulla legge ordinaria.
Come spiega Pagella Politica nel 2011 la Corte Costituzionale si è espressa in merito spiegando che il diritto di critica – di norma – può essere esercitato con espressioni di qualsiasi tipo “purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato” e che dunque la manifestazione del dissenso non può essere vietata purché non sia offensiva.
La sentenza della Corte però non contemplava casi particolari come quelli di un comizio. La questione dunque resta aperta, ma si tratta di materia da giuristi.
Striscioni anti-bavaglio: la protesta dilaga in tutta Italia
Fatto sta che in molti hanno ravvisato un certo eccesso di zelo nell’applicazione delle leggi esistenti, interpretate in modo molto restrittivo. La protesta degli striscioni (o dei lenzuoli) ha così preso il largo. Dopo il caso degli striscioni rimossi a Salerno e Brembate, sui social è stato lanciato l’hastag #salvinitoglianchequesti. Decine e decine gli striscioni appesi su balconi e finestre per rivendicare la libera manifestazione del dissenso.
Articolo pubblicato il giorno 17 Maggio 2019 - 14:08