Pompei. Prima di parlare della Variante EAV, come cronista esperto di problematiche urbanistiche per professione, ho l’obbligo d’illustrare i precedenti che riguardano l’assetto cinematico della Città di Pompei, in altre parole la situazione della sua rete stradale e ferroviaria. Il territorio pompeiano risulta letteralmente “affettato” in varie fasce dall’attraversamento di numerose direttrici secondo una prevalente direzione EST-OVEST. Sono direttrici stradali, ferroviarie, fluviali secondo la direttrice Napoli-Salerno, per dirla in breve. Risultano invece totalmente assenti le direttrici SUD-NORD, cioè mare-entroterra. Anzi, per essere più precisi, Pompei risulta dotata di un’unica direttrice stradale secondo l’asseSUD-NORD, quello che abbiamo appena chiamato mare-entroterra. Ma è la direttrice storica, vecchia di due/tremila anni, che porta dal mare verso l’entroterra e Nola: la via Nolana, appunto. Alternative alla via Nolana – che partano dal centro urbano di Pompei – non ce ne sono, semplicemente. O si va al confine con Scafati e da lì, lungo la via Capone, verso Poggiomarino e Nola, oppure si va al confine con Torre Annunziata, in località Croce di Pasella, per poi dirigersi verso la Civita Giuliana e Boscoreale, per poi proseguire verso Nola. Per poi proseguire verso la grande viabilità stradale e ferroviaria a monte del Vesuvio.
In pratica, nei circa quattro chilometri che dividono la Via Capone, a EST dall’incrocio di Croce di Pasella, a OVEST, non si trovano altre strade per andare verso l’area vesuviana e Nola. Se si esclude Via Nolana. E’ oggettivamente così. E i Pompeiani residenti ne vivono tutti i disagi. Quotidianamente. Senza scampo. Con gravi danni al già morente tessuto commerciale.Nel Piano Regolatore – scandalosamente ancora vigente dal 1975, nonostante sia ormai uno stravecchio e inutile arnese – sono state stravolte e cassate una trentina d’anni fa due iniziative di penetrazione SUD-NORD. Erano i tempi della Democrazia Cristiana imperante, che dopo Machetti partorì sindaci di sempre più basso livello, prigionieri del minicompromesso storico locale DC-PCI, con una parte del PSI caudataria, addetta al lavoro sporco della malapolitica locale. In quel periodo furono stroncate e sepolte nell’ordine due iniziative tendenti a realizzare la penetrazione verso l’entroterra. Toccò dapprima alla cosiddetta strada Circumarcheologica che fu affossata dai Comunisti, allora in amore clandestino con una parte della Democrazia Cristiana. La strada era concepita come una park-way e partiva dalla Via Roma per portare il traffico veicolare al di là della linea ferrata Circumvesuviana, verso la Civita Giuliana e l’area Vesuviana, come previsto nel Piano Regolatore. Ma i comunisti assunsero il ruolo delle oche del Campidoglio. Starnazzarono infatti contro una inesistente infiltrazione camorristica e Pompei perse oltre sessanta miliardi di vecchie lire già deliberati dal CIPE, per la Park-way e per una Biblioteca di Pompeianistica di prestigio internazionale. Un delitto urbanistico, politico ed economico, pagato a durissimo prezzo dalla collettività pompeiana.
Poi l’affossamento toccò al “sovrappasso” che, partendo da Via Acquasalsa, doveva scavalcare la Via Lepanto e portare il traffico verso l’entroterra vesuviano attraverso la zona della Crapolla e di Tre Ponti. Stavolta i pionieri del minicompromesso storico in salsa pompeiana pensarono bene di sostituire la previsione urbanistica del sovrappasso stradale con un albergo che oggi si affaccia sulla Via Acquasalsa – oggi Unità d’Italia (?) – al posto del sovrappasso stradale. Lo scandalo urbanistico fu soffocato nei piani alti della politica regionale, anche se qualche caudatario visitò le patrie galere e vide il sole a scacchi per qualche tempo. Questo è quanto. Null’altro.E ci sono gli atti a dimostrare la veridicità di questa cronaca, amara perché il risultato di questi due gravi episodi di politica del malaffare, conclusisi alla faccia degli interessi della Collettività, sono gli ultimi trent’anni del mancato sviluppo Pompei e della sua rete cinematica. Oggi essa risulta ancora asfittica nelle periferie e impraticabile durante il giorno per la invivibilità da traffico di alcune strade centrali di Pompei come la Via Lepanto, dal Santuario fino al Casello autostradale di Scafati. Come dire dal casino all’inferno urbano. Ma anche la Via Anastasio Rossi, la Via Parroco Federico, La via Sacra la Via Carlo Alberto, e le altre minori connesse intorno al Santuario, risultano tutte soffocate dalle due linee ferrate “urbane” e dai relativi passaggi a livello.
Sono strade intasate quotidianamente da una mole di traffico insopportabile in transito “da e per” la Via Nolana, cioè “da e per” l’entroterra vesuviano. E tutto attraverso il passaggio a livello di Via Nolana, accanto alla Parrocchia del Salvatore. Un incubo nei giorni festivi che dura – inesorabilmente – tutti i giorni feriali dalle sedici alle venti. Questo il quadro, oggettivo e verificabile, purtroppo, ogni giorno. Intanto Pompei ha perso la occasione dell’interramento della linea Circumvesuviana e l’Hub ferroviario per la cialtroneria di alcuni sindaci. E Pompei ha perso anche un più serio potenziamento perché la Regione Campania nel 2016 ha tagliato circa la metà dei fondi destinati a Pompei, a favore di Castellammare e Boscoreale. Ma dal Comune di Pompei non si è levata alcuna protesta. Il grandissimo filosofo Aristòtele disse che ogni popolo esprime il governo che si merita. Quindi, la incapacità della classe politica la paga la collettività che la ha espressa. Quella Pompeiana, nel nostro caso. Inoltre, oggi la crisi economica ha spazzato via la pacchia dei fondi facili. Il Progetto Pompei e la sua Buffer Zone insegnano. Sembrano desaparecidos. Oggi però si profila un dibattito sulla proposta di Variante urbanistica illustrata la mattina del sei di Maggio presso la sala del Consiglio comunale del Comune di Pompei, in una importante Conferenza di Servizi convocata dal Consorzio Ferroviario Vesuviano, ex EAV. E’ l’Ente concessionario della Regione Campania per l’attuazione potenziamento delle ferrovie regionali. Nonostante i Comuni, potremmo dire. Pompei ne è l’esempio.
Questo Giornale parteciperà al dibattito con la trasparenza di sempre, ma ha inteso chiarire i precedenti. Il Progetto ha i limiti dei fondi (pochi) disponibili e della devastazione del territorio, punteggiato da un abusivismo mai frenato. I problemi ci sono e si saranno. Ma intanto entro il 31 maggio – non oltre – il Consiglio Comunale di Pompei dovrà esprimere l’assenso alla necessaria Variante Urbanistica per avviare il progetto definitivo che interessa il Nostro territorio. Non è più il tempo dei soloni irresponsabili. Né quello dei tromboni stonati. Ma non è più nemmeno il tempo degli incapaci. E’ vietato ogni Ni. Chiudiamo intanto con un adagio: il Meglio è nemico del Bene.
Federico L. I. Federico
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