Primo: non câeâ stato il ribaltamento del quadro politico al Parlamento europeo come sognava il variegato fronteàànazionalpopulistaàe di destra estrema, nonostante la vittoria di Salvini in Italia, Le Pen in Francia, di Orban in Ungheria e di Farage nel Regno Unito. Questo fronte non eâ in grado di formare una maggioranza: i tre gruppi in cui si articola arrivano a 172 seggi su 751. Neâ sono in grado di ostacolare la formazione di una maggioranza, molto ampia, di eurodeputati pro-Ue che puoâ contare su 506 voti. Per eleggere il presidente della Commissione europea occorre una maggioranza di 376 voti. Secondo: partito popolare (Ppe), che si conferma il partito con piuâ seggi, e partito socialista europeo (S&D) perdono per la prima volta la maggioranza dellâAula se conteggiati insieme perdendo il privilegio della âdiarchiaâ nella guida parlamentare. Terzo: netta avanzata di liberali (Alde) e Verdi (grazie allâeffetto-Greta) che costituiscono parte integrante del fronte pro-Ue. Queste le indicazioni di fondo che emergono dal voto. Tuttavia, gli effetti politici dellâavanzata dei âsovranistiâ si faranno sentire molto presto nelle relazioni tra i governi, al Consiglio europeo. Cioâ percheâ dal voto risultano ribaltati a favore della Lega i rapporti di forza tra Lega e M5S (anche se non a livello del peso parlamentare in Italia), Le Pen si eâ chiaramente affermata sul presidente Macron, la Cdu si eâ indebolita pur restando primo partito e cosiâ la Spd. Tsipras perde a favore di Nuova Democrazia che ritorna primo partito: il premier annuncia subito nuove elezioni legislative. La convivenza ai vertici della Ue saraâ ora molto piuâ problematica.Rispetto al 2014, il Ppe ha perso 38 seggi scendendo a quota 179 e i Socialisti&Democratici (cosiâ si chiama da vari anni il gruppo del Pse) ne hanno persi 37 piazzandosi a quota 150. Un posizionamento insufficiente a garantirsi ancora la lunghissima stagione di duopolio nel âdare le carteâ istituzionali, ora soppiantata dal necessario allargamento ai liberali dellâAlde e ai Verdi. La perdita di centralitaâ dei due classici partiti politici europei, fenomeno che si riscontra da tempo in diversi Paesi, si approfondisce trasferendosi anche a livello europeo. Tuttavia per la sola maggioranza dei seggi, necessaria per eleggere il presidente della Commissione, sarebbero sufficienti Ppe, Pse e uno dei due partiti. I liberali dellâAlde, al quale si affiancano gli eletti in Francia con Reâpublique en Marche di Macron, guadagnano 39 seggi arrivando in totale a 107. Eâ il terzo gruppo parlamentare. Poi i Verdi che passano da 52 a 70 seggi: +18 seggi. La netta affermazione di liberali e Verdi costituisce una delle novitaâ di fondo di questo voto che rende possibile una nuova fase politica di dialogo piuâ largo tra le forze pro-Ue per quanto concerne le scelte istituzionali. Va detto peroâ, che questo fronte pro-Ue (ma pro-Ue va considerata anche una parte della Sinistra unita anche se cioâ non si tradurraâ in un consenso alle scelte istituzionali con i primi quattro gruppi parlamentari) rispetto al parlamento scaduto ha perso 18 seggi: ora ne hanno insieme 506 contro 524. Il fronteànazionalpopulista/sovranista e di estrema destra si articola in tre gruppi. Il gruppo Conservatori e riformisti (Ecr) eâ il solo dei tre che perde in realtaâ voti e seggi: -18 a quota 58. Ne fanno parte il partito al potere in Polonia Diritto e Giustizia, gli euroscettici britannici e Fratelli dâItalia. Europa della libertaâ e della democrazia (Efdd) di cui fanno parte il Brexit Party di Nigel Farage, lâasso vincente del voto nel Regno Unito, e nel parlamento in scadenza il Movimento 5 Stelle â si vedraâ quale saraâ la sua collocazione nel nuovo parlamento â guadagna 15 seggi a quota 56. Europa delle nazioni e della libertaâ), gruppo di cui fanno parte Lega, Rassemblement National di Marine Le Pen e i nazionalisti di destra anti-Ue di Alternative fur Deutschland, guadagna 21 seggi portandosi a quota 58. Il sogno del ribaltamento del profilo politico del parlamento da parte di questo fronte si esaurisce in un incremento di soli 18 voti. Ad un certo punto i deputati britannici se ne andranno, se davvero la Brexit diventeraâ realtaâ. Per ora peroâ ci sono e occorre tenerne conto. Il gruppo confederale della Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl) perde 14 seggi portandosi a quota 38. Sette i deputati non iscritti (erano 21 nella precedente legislatura), 28 i neoeletti senza appartenenza a un gruppo politico del parlamento uscente (come nel 2014-2019).Spicca nel nuovo quadro politico europeo la perdita di consensi a Cdu e Spd in Germania: il partito della cancelliera Merkel ottiene il risultato peggiore dal 1949, 28,7%, e la Spd diventa il terzo partito con il 15,6%. Tra i due, i Verdi che si piazzano al 20,7%. Mentre la destra estrema nazionalista Afd eâ il quarto partito con il 10,8%. In Francia Le Pen al 23,5%, Macron al 22,4% (al primo turno delle presidenziali la prima aveva ottenuto il 21,3%, il secondo il 24%). E naturalmente il voto italiano con il ribaltamento dei consensi tra Lega e M5S. Marine Le Pen ha parlato di âgruppo potenteâ nel nuovo Parlamento, sulla base della ferrea alleanza con Salvini, tuttavia i numeri non giustificano questa prospettiva. In Ungheria Orban ha il 52,3% dei consensi. In Polonia il partito Diritto e Giustizia al potere ottiene il 43,1%, ma eâ tallonato dalla Coalizione democratica che ottiene il 38,4% dei consensi: il Paese eâ di fatto spaccato. Il partito che avrebbe dovuto essere tra gli alleati del M5S, Kukizâ15 ha ottenuto un misero 3,8%, sotto la soglia di sbarramento. In Spagna brillante vittoria socialista con il Psoe di Sanchez che si conferma il primo partito al 32,8% e il partito popolare scende al 20,1% (cinque anni fa la posizione era invertita). Ciudadanos al 12,1%, gli estremisti di destra di Vox al 6,2%. In Grecia Nuova Democrazia (Ppe) si porta al 33,2% (primo partito) e Syriza si colloca al 23,8%: in evidente affanno Tsipras ha deciso di tornare alle urne per eleggere un nuovo parlamento nazionale e, intanto, indica che potrebbe entrare nel gruppo Socialisti&Democratici (permettendo ai socialisti di avvicinare le distanze con i popolari). In Olanda va male il partito liberale del premier Mark Rutte al 14,6%, il primo partito eâ quello laburista con il 19%: entrambi avranno 6 seggi al parlamento europeo. In Austria il partito del cancelliere Kurz riusulta largamente in testa davanti ai socialdemocratici e al partito di estrema destra Fpo, travolta dallâIbizagate: il Partito del popolo austriaco (Ppe) si attesta al 34,9%, i socialdemocratici al 23,4%, Fpo al 17,2%. I Verdi sono al 14%.
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