Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Napoli. Durante il consueto servizio di repressione dei reati predatori in ambito autostradale, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria di questo Compartimento Polstrada, notava due veicoli fermi nella corsia di decelerazione dello svincolo di “Capodichino” della Tangenziale di Napoli. I conducenti, un uomo e una donna, erano intenti a discutere, osservando i veicoli ed indicando i paraurti, pertanto era molto probabile che fosse quello lo scenario del fenomeno “della truffa dello specchietto”. Il personale operante, sulla scorta delle conoscenze investigative attinenti a detto fenomeno ma soprattutto dalle pregresse informazioni raccolte relativamente ad un gruppo di soggetti che nell’ultimo periodo stavano perpetrando delitti analoghi, decideva di procedere al controllo di queste persone. Alla vista dei poliziotti uno dei soggetti, R.G. nato a Napoli classe 77, a bordo del
proprio veicolo si dava alla fuga, imboccando contromano la rampa di immissione della Tangenziale, creando panico e pericolo all’altrui incolumità. ma soprattutto, opponendosi con violenza all ‘operato degli operatori intervenuti. Prima che lo stesso con la propria azione, potesse creare ulteriori e irreparabili danni, veniva bloccato e accompagnato presso gli Uffici della Squadra di Polizia Giudiziaria, dove veniva denunciato in stato di arresto per resistenza a Pubblico Ufficiale e deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di truffa. L’azione violenta di R.G era scaturita appunto dalla volontà di sottrarsi al controllo di Polizia in quanto colto nella Flagranza del reato di truffa che lo stesso stava perpetrando ai danni di una ignara utente della strada, alla quale il criminale, esperto e scaltro, aveva attribuito, con raggiri e artifizi, la colpa di un presunto ma mai occorso incidente stradale, simulando la cosiddetta “truffa dello specchietto”. Inoltre ad aggravare la posizione del soggetto è il fatto che lo stesso, al fine di rendere più credibile la storia da raccontare al malcapitato di turno, portava con se le proprie figlie di IO e 12 anni R.C. su disposizione dell’Autorità Giudiziaria Partenopea, veniva portato presso
il domicilio per poter essere il giorno seguente giudicato con il rito direttissimo.
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