Napoli. Tre medici dell’ospedale Loreto Mare di Napoli sono indagati per omicidio colposo in un’inchiesta della Procura di Napoli a seguito della denuncia dei familiari di Ciro Piccini, un 51enne di Portici morto il 29 aprile scorso in ospedale per un’aneurisma intestinale dopo che era stato visitato e rimandato a casa perché secondo chi lo aveva preso in carico gli aveva diagnosticato delle banali coliche intestinali. Nei giorni scorsi è stata effettuata l’autopsia e ora i familiari, che hanno sporto denuncia ai carabinieri, ne attendono l’esito. Secondo quanto raccontato nella denuncia dai familiari della vittima il 29 aprile scorso, Ciro Piccini, di soli 51 anni è morto all’ospedale Loreto Mare, per un’ aneurisma intestinale, dopo che il sabato precedente si era recato con i suoi piedi per dolori lancinanti all’addome allo stesso ospedale e dove gli sono state fatte delle flebo e poi lo hanno rimandato a casa dicendogli di stare tranquillo perché erano solo delle coliche addominali. “Tornato a casa- raccontano i familiari- i dolori nonostante le flebo c’erano sempre, e così è ritornato di nuovo in ospedale, lo hanno ricoverato, fatto una tac dove non si sa cosa abbiano visto, perché fatto sta che Ciro è stato lasciato li nel suo letto in agonia di questi dolori, tutta la giornata di domenica. Ci è stato riferito da alcuni pazienti ricoverati li con lui che la notte di domenica, più o meno verso le due, il suo letto era circondato da medici e infermieri, ma nonostante tutto gli sono state fatte altre flebo ed é stato lasciato li a soffrire. Poi finalmente il lunedì mattina decisero di fargli un’altra tac con il contrasto e dopo neanche una mezz’ora gli hanno messo un sondino gastrico e lo hanno portato d’urgenza in sala operatoria per un occlusione intestinale. Tutto questo senza dare alcuna spiegazione ai parenti riguardo all’intervento che stava per avere, in più mentre lo portavano in sala operatoria affannava nel parlare, aveva un braccio nero e metà addome nero, alché la sorella chiese agli infermieri cosa potesse essere e loro con molta superficialità le dissero di non preoccuparsi e lo portarono velocemente via. Neanche 8 minuti arrivò il primario in camera per dirgli che mio cugino prima che lo intubassero aveva avuto un arresto cardiaco e lo stavano rianimando, li misero in una stanza come pacchi e dopo neanche 5 minuti, ritornò il primario detto il ‘Santo del reparto’ con quattro guardie, in seguito abbiamo capito, portate per paura di una loro reazione, per informarle del decesso. In più il medico dietro la richiesta dei parenti di portarlo a casa, ha subito acconsentito, nonostante fosse deceduto li e in sala operatoria”. I familiari di Ciro Piccini ci tengono a sottolineare che non hanno alcun intento persecutorio nei confronti dei medici e dell’ospedale tantomeno avere risarcimento. “Lo facciamo-spiegano- affinché nessun altra famiglia provi ciò che stiamo provando noi. Ciro era sano, non soffriva di alcuna patologia, era uno sportivo”.
Rosaria Federico
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