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Morto in regime di Tso, due comitati chiedono di costituirsi parte civile

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Richiesta la costituzione di parte civile per due associazioni, questa mattina in udienza preliminare, a seguito della richiesta di processo per 7 medici, accusati del decesso di Massimiliano Malzone, il 39enne di Montecorice deceduto l’8 giugno del 2015 nel Centro di Igiene Mentale dell’ospedale di Sant’Arsenio. L’uomo era ricoverato in stato di Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Il legale della famiglia Malzone, Michele Capano, ha chiesto la costituzione per il Comitato Cittadini per i Diritti Umani e per il Centro Iniziativa Antipsichiatrica). Il gip ha rinviato l’udienza al prossimo 19 luglio, giorno nel quale scioglierà le riserve e deciderà se mandare gli imputati sotto processo. L’inchiesta aveva già registrato una prima richiesta di archiviazione della procura, respinta dallo stesso gip, dopo l’opposizione presentata dalla difesa. Malzone morì dopo 12 giorni di Tso. Alla famiglia fu consegnato uno zaino contenente delle maglie dell’uomo intrise di urina. Questa circostanza spinse gli stessi a presentare denuncia. Secondo una perizia, il 39enne era stato sottoposto a contenzione fisica, ma non continua, mai con il blocco di tutti gli arti. La famiglia chiese se quella fosse stata una causa strettamente legata ad un peggioramento della cura da farmaci. L’uomo sarebbe morto proprio in ragione dell’effetto di medicinali, somministrati durante il ricovero. Almeno, secondo la perizia di parte. Ciò che fu contestato nell’opposizione, era proprio la presunta incongruità tra la terapia farmacologica praticata sul 39enne e la patologia di cui soffriva.


Articolo pubblicato il giorno 15 Maggio 2019 - 22:17

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