“La tempestivita’ nell’assunzione e nell’esecuzione delle decisioni di governo diventa sempre piu’ essenziale”. Sergio Mattarella usa un solo passaggio, quasi un inciso, di un suo lungo intervento dedicato al tormentato rapporto tra Pubblica amministrazione e rivoluzione digitale per un invito – quasi un richiamo – al governo. Sia piu’ rapido nel prendere le decisioni ed ancora di piu’ nel renderle esecutive, dice in sostanza da NAPOLI dove oggi ha partecipato alla tradizionale riunione del Cotec Europa, un contenitore informale dedicato alle nuove tecnologie e alle sinergie europee. Certo, c’e’ la campagna elettorale ma il lavoro non si deve interrompere, sembra dire il presidente della Repubblica che proprio recentemente non ha mancato di far notare al governo quanto troppo spesso i decreti legge siano tardati nella loro formulazione finale. Nessun commento da NAPOLI ai nuovi dati europei nella consapevolezza che non si discostino troppo da quelli niente affatto lusinghieri di altri grandi Paesi. Diversa e’ l’attenzione che il Quirinale gia’ riserva alla prossima legge di Bilancio. Ma non e’ tema di queste ore. Il capo dello stato si e’ oggi concentrato sui ritardi della Pubblica amministrazione italiana e sulla sua pachidermica burocrazia. Serve “un salto di qualita'”, sottolinea Mattarella parlando dal tetaro san Carlo in compagnia del re di Spagna Felipe VI; l’ ex re Juan Carlos, ed il presidente del Portogallo Marcelo Rebelo de Sousa. “Troppo spesso si registra un ritardo delle strutture burocratiche, impantanate nella babele di gestioni dei dati separati e non interoperabili tra loro”, ricorda cercando di spiegare quanto forte sia l’impatto della digitalizzazione nella vita dei cittadini e nel loro rapporto con la democrazia. Per questo il capo dello stato analizza il problema in senso squisitamente politico rilanciando un allarme: attenzione che le diseguaglianze digitali sono drammatiche come quelle sociali e economiche. “La mancanza di alfabetizzazione digitale – spiega Mattarella – porta a diffidenza o a resistenza verso le novita’ tecnologiche e a volte ritarda la possibilita’ di migliorare la qualita’ della vita mediante l’uso dei servizi digitali gia’ disponibili, evitando o eliminando tempi di accesso e di attesa agli sportelli”. Ma non solo: c’e’ “il rischio di una emarginazione digitale” che puo’ riproporre “una questione sociale che richiama quella degli illetterati del nostro Paese di inizio 900”. E cio’ porta “difficolta’ di partecipazione non solo alla vita della propria comunita’ ma alla stessa vita democratica”. Il presidente batte il tasto dell’uguaglianza e della necessita’ di non lasciare nessuno indietro sforzandosi di far comprendere quanto falsa e pericolosa sia oggi la distinzione tra vita reale e virtuale. “L’inclusivita’ e’ uno degli scopi che debbono caratterizzare l’attivazione di nuove tecnologie, con servizi il piu’ possibili intuitivi e lo sviluppo di applicazioni facili e immediate. Va osservato che non puo’ essere e non e’ lo smartphone il simbolo contemporaneo dei diritti di cittadinanza”.
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