Sì alle due ore d’aria per i detenuti al 41 bis, a meno che non ci siamo ragioni individuali nei confronti del singolo detenuti che giustifichino un trattamento ancor più restrittivo. Lo precisa la Cassazione confermando quanto disposto dal tribunale di sorveglianza, in favore di alcuni detenuti del carcere di Sassari, e respingendo il ricorso del Casa circondariale, del Dap e del ministero della Giustizia.
I detenuti hanno presentato reclamo contro la limitazione a una sola ora d’aria imposta dall’istituto di pena, che una circolare del Dap del 2017, ammetteva un’ora al giorno all’aria aperta e un’altra in biblioteca, invece che due ore d’aria “effettive”. La legge prevede che i detenuti al 41 bis, il regime cui previsto per i mafiosi, possano stare all’aria aperta in gruppi selezionati di non più di quattro persone e per un massimo di due ore al giorno, il limite si riduce a un’ora in caso di motivi eccezionali. La circolare del Dap e il regolamento interno del carcere l’hanno invece interpretata in senso restrittivo, ponendo un limite unico giornaliero di due ore, per la permanenza all’aperto e la socialità. La prima sezione penale della Cassazione ammette che la legge in proposito “non spicca per adamantina chiarezza” ma nell’interpretazione va tenuto conto del divieto di trattamenti contrari al senso di umanità. In questo caso, spiegano i giudici, la circolare del Dap “non appare certamente idonea a rafforzare l’ordine e la sicurezza” e a prevenire “flussi comunicativi illeciti tra appartenenti alla stessa organizzazione criminale o a organizzazioni criminali contrapposte”. “Quello che potrebbe accadere in due ore, potrebbe accadere anche in un’ora di permanenza all’aria”, quindi a limite più pressante non corrisponde un incremento della tutela assicurata alle esigenze di ordine e sicurezza.
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