Ricorre oggi l’undicesimo anniversario della morte di Domenico Noviello, l’imprenditore ucciso a Castel Volturno (Caserta) dall’ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola nel 2008; fu il secondo delitto di sangue della cosiddetta stagione del terrore, che nel Casertano costo’ 18 morti, tra cui i sei ghanesi della strage avvenuta sempre a Castel Volturno. Noviello fu ucciso per vendetta, in quanto alcuni anni prima aveva denunciato e fatto condannare elementi del clan dei Casalesi che gli avevano chiesto il pizzo; ma la sua uccisione fu anche un segnale che il clan lancio’ a tutti coloro che avevano scelto di ribellarsi alla prepotenza del clan, sia imprenditori che collaboratori di giustizia. Due settimane prima di Noviello fu infatti ucciso Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino del capoclan Francesco Bidognetti noto come “Cicciotto e Mezzanotte”. Noviello aveva quattro figli e gestiva un’autoscuola; la sua eredita’ morale e professionale e’ stata presa dal figlio Massimiliano, che e’ tuttora sotto scorta; alla fine pero’ l’autoscuola e’ stata chiusa. Anche quest’anno Massimiliano ha presenziato alla piccola cerimonia svoltasi a piazzetta Noviello, e poi ad un incontro presso la sede dell’associazione antiracket di Castel Volturno, nata peraltro proprio dopo la morte di Noviello, cui ha preso parte anche il Procuratore di Napoli Giovanni Melillo. “Ogni anno la ferita si riapre – dice Massimiliano – ma e’ importante che ogni anno si ricordi il suo sacrificio, anche se bisognerebbe parlarne di piu’ nelle scuole, e lo faremo nelle prossime settimane; le giovani generazioni devono sapere chi era mio padre. I miei figli non lo hanno conosciuto, ma sto facendo di tutto per trasferire loro i valori del nonno”. “Aldila’ di tutte le mancanze e di chi negli anni ha dimenticato mio padre – dice Mimma Noviello, figlia dell’imprenditore – quest’anno, nell’undicesimo anniversario della sua morte, la vera novita’ e’ il libro su papa’ (“L’altro casalese” di Paolo Miggiano, presentazione domani alla Feltrinelli di Caserta); vuol dire che mio padre e’ entrato nella storia di questo Paese”. Sul caso di Domenico Noviello e’ intervenuto il Sottosegretario all’Interno Luigi Gaetti, che parla dell’imprenditore come di “un uomo che ha avuto il coraggio di sfidare i propri estorsori, i propri aguzzini, pagando con la vita il prezzo di una cosi’ forte presa di posizione. Domenico Noviello ha fatto cio’ che ogni imprenditore dovrebbe fare nel momento in cui si viene minacciati dalla criminalita’ organizzata, ovvero denunciare, rivolgersi allo Stato nei confronti del quale occorre avere fiducia. E’ per questo motivo che uomini come Domenico Noviello non vanno ricordati solo nel giorno dell’anniversario della morte, ma vanno portati ad esempio ogni giorno”. Per il delitto Noviello sono stati quasi tutti condannati all’ergastolo o a pene molto alte i componenti del gruppo di fuoco dei Casalesi. Tutti, compreso il capo Giuseppe Setola (ergastolo, ndr) e il suo fedelissimo Alessandro Cirillo, ma con l’unica eccezione, non di poco conto, dell’imputato Francesco Cirillo (cugino di Alessandro, ndr), colui che all’inizio degli anni duemila fu denunciato e condannato per opera di Noviello, quindi la “causa” del delitto. Cirillo, per l’omicidio dell’imprenditore, fu condannato all’ergastolo in primo grado, poi assolto in Appello, con la Cassazione che nel 2018 ha ribaltato tutto annullando la decisione di secondo grado e rinviando ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli; ad ora i magistrati napoletani, dopo aver ricevuto gli atti dalla Suprema Corte, non hanno ancora fissato alcuna udienza.
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