La mancanza di uno o più denti può determinare un graduale riassorbimento dell’osso e della gengiva. Questo processo, con il passare del tempo, può causare anche un importate cambiamento dei lineamenti del viso, a causa dei tessuti che non trovano più adeguato supporto nelle strutture ossee sottostanti. Inoltre, i denti adiacenti tendono a spostarsi verso lo spazio vuoto, compromettendo in maniera decisiva la masticazione e l’estetica.
In passato, per cercare di ovviare a questo genere di problematiche era possibile avvalersi esclusivamente di protesi che, però, nelle maggior parte dei casi, si dimostravano poco soddisfacenti. Fortunatamente, ormai da diversi anni, è possibile contare sugli impianti dentali. Ma che cosa sono esattamente? Non sono altro che delle viti che vengono inserite nella mascella o nella mandibola, in sostituzione delle radici dei denti mancanti, alle quali vengono ancorati dei monconi.
In questo modo è possibile andare a ripristinare le condizioni funzionali ed estetiche dei denti, proprio come in origine. Di fatto, gli impianti dentali assicurano numerosi vantaggi, come la libertà di parlare senza problemi e di masticare il cibo in tutta tranquillità. In più permettono di preservare al meglio i denti adiacenti a quello mancante, in quanto non è necessario provvedere alla realizzazione di un ponte dentale.
Un importante cambiamento di tendenza
Negli ultimi anni è stata dedicata particolare attenzione ai materiali impiegati negli impianti dentali, al fine di permettere la sostituzione dei materiali metallici, che possono causare non pochi problemi a livello orale. Sono nati così gli impianti dentali in ceramica, che hanno apportato numerosi vantaggi.
Ma che cosa veniva utilizzato in precedenza? Da principio il protagonista indiscusso dell’implantologia era il titanio, un materiale fisicamente resistente, che presenta una buona affinità con l’osso, ma meno con le gengive. Inoltre, i batteri e la placca vi aderiscono bene e ciò comporta lo sviluppo di infiammazioni, che si manifestano con mucositi e perimplantiti.
In questo modo si va incontro alla corrosione del metallo. Non bisogna dimenticare, poi, che, essendo di colore grigio, per evitarne la visibilità in caso di gengive sottili, è necessaria l’attuazione di un innesto gengivale, con prelievo dal palato, al fine di aumentare lo spessore della gengiva. Quello appena descritto, per quanto piccolo, si tratta pur sempre di un intervento chirurgico, che può avere delle complicanze.
Le caratteristiche che rendono la zirconia rivoluzionaria
Di recente, si è cominciato ad utilizzare nell’implantologia un particolare materiale ceramico, che si è dimostrato fin da subito eccezionale: l’ossido di zirconio o zirconia. In realtà, viene impiegato in ambito medico ed ortopedico da ben 40 anni, poiché estremamente performante. Infatti, assicura un’elevata biomimeticità, che è dovuta al fatto che si presenta di colore bianco, ovvero il colore naturale dei denti, evitando la necessità di attuare l’innesto gengivale, fondamentale, come visto in precedenza, in caso di impianti in titanio.
Inoltre, la zirconia ha un’eccellente capacità di osteointegrazione, il che vuol dire che l’affinità con la gengiva è totale. Questo interessante materiale non pecca neanche dal punto di vista della resistenza biomeccanica, in quanto è addirittura 3 volte più resistente del titanio. A ciò si aggiunge anche l’eccellente resistenza alle aggressioni batteriche. La placca, infatti, non aderisce, evitando lo sviluppo di carie, perimplantite e parodontite.
Non bisogna dimenticare, poi, che, mentre gli impianti dentali in titanio sono soggetti a corrosione, quelli in ossido di zirconio sono esenti da questo tipo di problema. Infine, è importante ricordare che negli ultimi anni le reazioni allergiche nei confronti dei metalli sono notevolmente aumentate. Tuttavia, la zirconia è un materiale completamente anallergico, poiché bicompatibile e metal-free.
Articolo pubblicato il giorno 30 Maggio 2019 - 15:54