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Il pentito: ‘Incendiammo le telecamere che la polizia aveva installato di fronte alla casa del boss’

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La camorra violenta di San Giovanni a Teduccio, quella che spara anche contro i bambini ha più volte sfidato lo Stato con azioni plateali e clamorose in questi ultimi anni. C’è un episodio in particolare raccontato dal pentito Vincenzo Scotti che lo testimonia. Il collaboratore di giustizia, ex uomo di fiducia del boss Salvatore D’Amico o’ pirata di via nuova Villa nel rione Villa, da uomo libero, ha deciso di collaborare con la giustizia dopo il pentimento del genero Luigi Gallo. In un recente interrogatorio ha raccontato l’inedito particolare di quando insieme con altri due complici andò a incendiare e distruggere delle telecamere che la polizia aveva piazzato di fronte alla casa del boss Salvatore o’ pirata.”Sono stato arrestato verso la fine dell’anno 2016 per violazione della legge sui rifiuti. Sono stato in carcere a Poggioreale per un paio di mesi e poi sono stato posto agli arresti domiciliari per circa tre mesi, presso la mia residenza a via Taverna del Ferro. Sono stato rimesso in libertà all’inizio dell’anno 2017″. Comincia così il suo primo verbale da collaboratore di giustizia datato 31 ottobre del 2018. Il verbale è agli atti dell’indagine che il mese scorso ha portato in carcere Umberto D’Amico o’ lione, Umberto Luongo, attuali reggenti del clan e altri quattro affiliati ritenuti mandanti ed autori materiali dell’omicidio di Luigi Mignano, cognato del boss rivale Ciro Rinaldi mauè, ucciso il 9 aprile scorso mentre accompagnava il nipotino a scuola. In quella circostanza fu ferito anche il figlio Pasquale.

“…Sono entrato nell’organizzazione criminale di Salvatore D’Amico quando vi è entrato mio genero Luigi Gallo, nel 2017, quando sono stato scarcerato. Già conoscevo D’Amico Salvatore perché abitavamo vini, a circa 100 metri. Fino a quel momento mi aveva chiesto solo dei favori, del tipo di andare a chiamare qualcuno del gruppo o della famiglia. Quando dico gruppo mi riferisco al fatto che a San Giovanni comandano loro, sono mafiosi…del gruppo faceva parte Giovanni Improta, Salvatore o’ blindato, Ceruzzo o’ zuoppo che ha circa 65 anni, Vicienzo o’ mellone e altre persone di Napoli, nella zona del carcere di Poggioreale, dalle parti del Connolo, dove si trova anche Totoriello dei Mazzarella, che poi è stato arrestato, il nipote di Salvatore, Umberto D’Amico, oltre ad altri ragazzi di cui non conosco i nomi, che sarei in grado di riconoscere. Quanto ai miei compiti, io svolgevo varie attività per Salvatore D’Amico che mi dava direttamente l’ordine. In particolare, mi fece incendiare delle telecamere installate dalla Polizia all’entrata del vico Emanuele dove abita lui. Andai insieme a Salvatore o blindato, al ragazzo che vi mostro nella fotografia estrapolata dal mio telefono cellulare… In particolare, mentre Salvatore blindato guardava se arrivava qualcuno, io e l’altro ragazzo abbiamo preso una scala e abbiamo distrutte le telecamere con un martello grande, poi abbiamo incendiato il palo che le reggeva. Questo accadeva nell’estate del 2017, credo metà o fine agosto”.


Articolo pubblicato il giorno 20 Maggio 2019 - 08:36

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