Tufino. Giovanni Galluccio fu ucciso per errore: a trarre in inganno i killer la sua auto una Mercedes rosso scuro, simile a quella di Antonio Guerriero, imprenditore edile vero bersaglio del clan Di Domenico che doveva soddisfare una richiesta della potente cosca dei Moccia di cui era gemmazione sul territorio. Giovanni Galluccio fu ucciso la sera 23 settembre 2005 nel piazzale davanti ai capannoni di una ditta in contrada Cesena a Tufino. Contro Galluccio, che non aveva nessun legame con la criminalità organizzata e non, furono esplosi 12 colpi calibro 9. Le indagini dei carabinieri di Nola tentarono subito di individuare un possibile movente per un esecuzione che aveva sicuramente una matrice camorristica, senza trovarne nessuno. Si pensò a uno scambio di persona, dato che in un’informativa del 4 settembre i carabinieri di Nola, grazie a intercettazioni, avevano capito che Guerriero aveva timore per la propria incolumità e aveva chiesto alla sua segretaria di non fornire informazioni sui suoi spostamenti e prendeva precauzioni per impedire l’accesso agli estranei nella sua azienda. Guerriero aveva appunto nella sua disponibilità un auto dello stesso tipo di quella di Galluccio anche se il colore era diverso. Le dichiarazioni dei boss Ciro e Marcello Di Domenico, a capo del gruppo familiare sul territorio nolano, hanno avvalorato la tesi dello scambio di persona ed hanno fornito agli inquirenti gli elementi decisivi per orientare in questa direzione le indagini, indagini che hanno portato poi alla custodia cautelare in carcere di Vincenzo Mercogliano. Proprio Macello di Domenico il 19 luglio 2011, a proposito di Galluccio, sottolineava come era morto per errore al posto di Guerriero, “cognato di Peppe Parma, che poteva costituire un pericolo per i Moccia dato che i Moccia avevano preso parte all’omicidio di un suo stretto amico”. Guerriero poi stava dando fastidio alle ditte ‘amiche’ del clan e e la sua morte era stata decretata proprio da Marcello Di Domenico, da Antonio Moccia e dai fratelli Russo, altro nome importante nella camorra nolana. Dopo la morte di Galluccio avendo compreso di essere il bersaglio mancato dell’agguato, Guerriero andò a fare affari nella zona di Avella. Stamane i carabinieri della Compagnia di Nola e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti Vincenzo Mercogliano per concorso in omicidio aggravato dalla finalità di agevolare un’associazione di stampo mafioso e per reati in materia di porto d’armi.
Nella foto Marcello Di Domenico
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