Ercolano. Accusato di aver ucciso il killer del clan rivale era stato condannato in primo e secondo grado: la Cassazione ha invece annullato con rinvio la sentenza nei confronti di Giorgio Di Bartolomeo, genero del defunto boss Raffaele Ascione, alias ‘o luongo. L’omicidio di Carlo Polese avvenne il 19 agosto del 2003, nell’ambito della faida tra il clan Ascione-Papale di cui faceva parte Di Bartolomeo e quello dei Birra-Iacomino. La Suprema Corte di cassazione I sezione penale, presidente Sandrini, giudice relatore Santalucia, ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Dario Vannetiello, ed ha annullato la sentenza di condanna, emessa il 23 febbraio dello scorso anno dalla seconda sezione Corte di assise di appello di Napoli. La linea difensiva ha convinto gli ermellini, nonostante il Procuratore Generale avesse chiesto il rigetto del ricorso.
L’accusa sosteneva che il quadro accusatorio era solidissimo ben 13 collaboratori di giustizia avevano rivolto a vario titolo specifiche accuse nei confronti dell’imputato. Dovrà ora attendersi il deposito delle motivazioni da parte della Suprema Corte per comprendere quali dei motivi addotti dalla difesa ha fatto breccia ed incrinato il castello accusatorio. A seguito dell’annullamento i tempi di definizione del processo si allungano e potrebbero portare alla rimessione in libertà del boss Giorgio Di Bartolomeo.
Carlo Polese fu ucciso la notte del 19 agosto del 2003. Quella notte un commando dei Birra-Iacomino, tra i quali c’era Polese, prese d’assalto il condominio ‘Moquette’ – roccaforte degli Ascione-Papale. Avevano una bomba e volevano mettere a segno un’azione dimostrativa contro i Papale. Ma le vedette si accorsero dell’assalto e spararono contro i killer, ne nacque un conflitto a fuoco nel quale perse la vita Polese, mentre tentava di scavalcare un muretto. In quell’occasione fu ferito anche lievemente un ignaro passante. Per l’omicidio di Polese numerosi pentiti hanno indicato il genero del boss come colui che sparò contro i rivali.
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