Castellammare di Stabia/Pompei. Si indaga sui complici della banda delle auto rubate, “rigenerate” e reimmesse sul mercato. Il gruppo che operava in un capannone di Pompei si serviva anche di abili meccanici il cui compito era quello di riparare le auto incidentate con pezzi di auto rubate. Un sistema ben organizzato quello smantellato dai carabinieri della Stazione di Pompei, coordinato dalla Procura di Torre Annunziata, che ha portato all’esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare. Praticamente la banda si procurava auto rubate i cui pezzi venivano sostituiti su auto incidentate. Messi a nuovo i veicoli erano venduti online a prezzi di mercato anche convenienti. Sono decine le persone truffate. In manette sono finiti il 31enne Tito Maurizio Alfonso di Castellammare di Stabia, il 28enne Criscuolo Taddeo di Castellammare di Stabia, il 64enne Izzo Armando di Gragnano e il 21enne Catello Scarpato di Castellammare di Stabia. Per Izzo e Taddeo è arrivato il divieto di dimora in Campania, per gli altri due invece il carcere. Dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di auto rubate e truffa. L’indagine, diretta dalla procura di Torre Annunziata e condotta dalla Stazione Carabinieri di Pompei, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati, già gravati da precedenti penali e di polizia, in ordine al riciclaggio di alcune autovetture e parte di altre rinvenute e sequestrate a Pompei nel febbraio 2018 quando si era proceduto al fermo di indiziato di delitto di uno degli odierni arrestati sorpreso alla guida di un furgone con all’interno le parti già sezionate di una autovettura rubata la notte precedente in Somma Vesuviana. La condotta illecita prevedeva ruoli predefiniti da parte degli associati. Due erano gli organizzatori e promotori del sodalizio con il compito di reperire le autovetture di illecita provenienza, acquistare modelli corrispondenti incidentati ed eseguire, unitamente con gli altri complici, le operazioni tecniche di ricondizionamento e alterazione dei segni distintivi provvedendo alla ripunzonatura dei telai, all’assemblaggio di più parti di diverse autovetture, alla riprogrammazione delle centrali elettroniche. I veicoli riciclati venivano quindi rivenduti a ignari acquirenti attraverso annunci su siti on-line specializzati.Uno degli arrestati, fittizio titolare di una ditta individuale per la rivendita di auto, provvedeva alle operazioni finanziarie conseguenti alle vendite e alla distribuzione dei profitti ai sodali. Il meccanismo illecito è stato disvelato attraverso l’analisi dei traffici telefonici nonché attraverso intercettazioni di conversazioni ed accertamenti tecnico-scientifici sui veicoli oggetto di sequestro, poi restituiti agli aventi diritto.
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