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Castellammare: ecco tutte le accuse della Dda nei confronti di Adolfo Greco e i suoi presunti ‘alleati’

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Castellammare. Il rombo di un elicottero che volava basso sulle case dei Monti Lattari, i lampeggianti delle auto della squadra mobile di Napoli per le strade di Gragnano e Castellammare. Quella mattina, lo scorso cinque dicembre, era in corso un blitz che portò ad arresti eccellenti e che scosse l’intera città per il calibro delle persone coinvolte. Una vasta operazione nell’ambito dell’inchiesta denominata “Olimpo” che dal greco significa ostacolo, barriera, impedimento. Con questa inchiesta è stato smantellato un vero e proprio sistema criminale basato su estorsioni, minacce, detenzione di armi. Il tutto con l’aggravante del metodo mafioso. Destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare quindici persone, tutti i vertici delle cosche locali in libertà furono arrestati. Tra le persone finite in carcere, in totale quindici di cui quattro ai domiciliari, anche il “Re del latte” Adolfo Greco, l’imprenditore stabiese ritenuto vittima del sistema ma anche complice allo stesso tempo. Per tutti il pubblico ministero, Giuseppe Cimmarotta, ha chiesto il giudizio immediato sulla base degli elementi raccolti nelle centinaia di pagine agli atti dell’indagine. La richiesta è stata accolta dal gip Tommaso Perrella e il processo si celebrerà il prossimo primo luglio al Tribunale di Torre Annunziata.
Carolei Michele, Carolei Raffaele, Greco Adolfo: perché, in concorso e in riunione tra loro, mediante minaccia concretatasi nella valenza intimidatoria derivante dalla nota riconducibilità dei Carolei al clan D’Alessandro, inducevano frollo Giovanni Bosco, titolare di una catena di supermercati e cognato di Adolfo Greco, ad assumere r
Carolei Domenico, figlio di Raffaele, presso la ditta “Cominvest S.r.l.”, appartenente al gruppo f ollo, procurandosi in tal modo un ingiusto profitto patrimoniale con corrispondente danno della persona offesa. In particolare, dapprima Carolei Michele, avanzava la richiesta di assunzione a Stefano frollo e a Longobardi Giovanni, addetto alle assunzioni nelle aziende del gruppo frollo, poi Carolei Raffaele faceva irruzione presso la ditta di Adolfo Greco per sollecitare l’assunzione, ed infine il Greco, facendo da mediatore, diceva al Longobardi: “tu hai capito, in mezzo alla via … quelli hanno ragione se la prendono con te .. Giovanni questa non è una cortesia che voi fate a me … io sono intervenuto a vostro favore … “.
Con l’aggravante dell’avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p., nonché al fine di agevolare l’attività della organizzazione di stampo camorristico dei D’Alessandro, operante sul territorio di Castellammare di Stabia.
In Castellammare di Stabia in data immediatamente precedente all’assunzione avvenuta nel mese di novembre del 2015. B) OMISSIS C)OMISSIS

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Martone Teresa per aver commesso un’estorsione ai danni di Adolfo Greco. La moglie del defunto capo del clan D’Alessandro si presentava presso la sede dell’azienda di Adolfo Greco chiedendo 5mila euro, in un primo momento, e poi una somma superiore dicendo “la madre si prende collera… i figli – diceva – si sono fatti grandi… avete capito?”
Paturzo Liberato e Di Vuolo Vincenzo per aver minacciato e commesso estorsioni ai danni di imprenditori impegnati nel settore edile. Inoltre a Paturzo Liberato viene contestata anche la minaccia al direttore del Banco di Napoli dopo che l’impiegato aveva rigettato una richiesta di fido per la società di Paturzo.
Nicola Esposito, referente del clan Cesarano, dovrà rispondere di estorsione con metodo mafioso ai danni di Adolfo Greco. Esposito aveva chiesto ad Adolfo Greco il versamento, a Natale e a Pasqua, di 5mila euro.
Di Martino Luigi, Cesarano Giovanni e Falanga Aniello dovranno rispondere di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Dopo l’arresto di Nicola Esposito, Luigi Di Martino si era recato nell’impresa di Greco Adolfo chiedendo un pagamento mensile per i carcerati.
Di Martino Luigi e Di Somma Attilio dovranno rispondere anche di detenzione di detenzione di materiale esplosivo. Di Martino incaricò Di Somma a far esplodere una bomba carta contenente tra i 500 grammi e 1 chilogrammo di esplosivo davanti al supermercato Sole 365 di via Pietro Carrese per mettere a segno un estorsione ai danni del proprietario del supermercato che si era visto chiedere una somma di danaro che la società avrebbe incassato dopo un accordo con una piattaforma di distribuzione alimentare.
Cesarano Giovanni e Falanga Aniello per aver chiesto 50 euro per ogni apparecchiatura elettronica ad un imprenditore impegnato nella fornitura di apparecchi per il gioco d’azzardo impegnato nel territorio di Castellammare di Stabia e Pompei. Falanga Aniello dovrà rispondere anche di un’ estorsione ai danni di un ingegnere che stava seguendo i lavori in un condominio a Pompei.
Afeltra Raffaele, Afeltra Francesco, Cuomo Umberto, Giovanni Gentile e Greco Adolfo perché inducevano il titolare di un’attività commerciale a corrispondere somme di danaro al clan. In particolare Adolfo Greco consigliava all’imprenditore, dopo le istruzioni ricevuta da Afeltra Raffaele, Afeltra Francesco e Gentile Giovanni, di versare prima la somma di 5mila euro e poi quella di 50mila euro perché Afeltra Raffaele e Gentile Giovanni avrebbero potuto ucciderlo.


Articolo pubblicato il giorno 14 Maggio 2019 - 22:33


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