Napoli. Era libero dopo alcuni mesi di carcere nonostante una condanna in primo grado a tre anni per una sparatoria commessa a Nocera, Ciro Rosario Terracciano, 26 anni, è consegnato alle storie di camorra come il “killer dello zainetto”. Ovvero colui che il 4 aprile scorso ha ucciso Luigi Mignano, cognato del boss del rione Villa, Ciro Rinaldi detto mauè, davanti al nipotino che stava accompagnando a scuola. In quell’occasione ferì anche il figlio Pasquale e rischiò di colpire anche ilk piccolo. Terracciano, che ha tatuato sul corpo il nome dei D’Amico, da ieri è tornato in carcere dopo che nel 2017 era stato arrestato per una “sparatoria in prestito” fatta agli amici di Nocera del gruppo camorristico dei fratelli Cuomo in quel periodo impegnati in una faida cittadina per il controllo delle piazze di spaccio. Con Terracciano sono stati arrestati altre sei dei suoi complici di quel delitto tra cui i due reggenti attuali del clan D’Amico: Umberto D’Amico o’ lione nipote del boss Salvatore o’ pirata e Umberto Luongo. Nel decreto di fermo dei pm Antonella Fratello e Simona Rossi della Dda di Napoli sono contenute le intercettazioni ambientali, le dichiarazioni di alcuni pentiti e le testimonianze dei familiari della vittima. Tra cui quella del figlio Pasquale, rimasto ferito nell’agguato: “Ho parlato con gli agenti della Volante nell’immediatezza dei fatti in ospedale -spiega il ferito ai magistrati che lo interrogano-ma non ricordo di aver detto che i due che hanno sparato avevano dei caschi a ‘padella’ con il volto scoperto e con la barba né che io sarei stato in grado di riconoscerli. Ho visto solo due persone su un motorino e ho cominciato a fuggire. Mio figlio era già entrato in macchina lato passeggero davanti. Mio padre ha aperto la portiera per far entrare mio figlio. lo stavo facendo il giro intorno alla macchina per entrare dal lato guida. Ero arrivato dietro alla macchina quando ho sentito gli spari e ho visto mio padre indietreggiare. Sono indietreggiato anche io. Mi sembra che lo zainetto di mio figlio lo avesse mio padre in mano. Mio figlio, durante l’esplosione dei colpi, è rimasto in macchina. L’ho recuperato e portato a casa solo dopo che l’esplosione era finita e mio padre era già a terra…. Il ciclomotore con gli autori della sparatoria proveniva dal lato posteriore del veicolo da via Sorrento e i colpi sono stati esplosi prima da dietro rispetto alla posizione della mia macchina. Il ciclomotore ha poi proseguito verso Barra… dopo i primi colpi non ho capito più niente. Non ho visto se i due sullo scooter hanno proseguito o si sono fermati a sparare… quando ho visto mio padre, dopo essere stato colpito, stava con la pancia in su. Forse si è accasciato al suolo mentre indietreggiava dopo che è stato colpito. hanno sparato molti colpi. Non ho visto se a sparare sia stato uno solo o tutti e due. Avevano un casco integrale. Anzi non lo so, non sono proprio riuscito a vederli. ho visto un solo scooter nero. Mi sembra un SH ma non ricordo bene. Effettivamente agli agenti della Volante ho detto che era un SH ma ora non ricordo che modello era. Solo che era nero o comunque di un colore scuro. Stamattina sono sceso con mio padre e mio figlio per accompagnare mio figlio a scuola. Poi io e mio padre dovevamo andare alla ASL per l’esenzione dei bambini. Mio padre aveva un tumore benigno alla faccia e doveva essere operato. non pensavamo di dover temere ritorsioni nei nostri confronti per l’appartenenza di mia madre alla famiglia Rinaldi perché noi siamo persone perbene. Non abbiamo mai manifestato in famiglia tali preoccupazioni. mio padre ha accompagnato mio figlio a scuola in questi mesi solo un paio di volte. Di solito però usciva di casa verso le 9.30-10.00 per andare a vendere le cose come ambulante. Oggi è stato un caso che sia sceso prima. non so come abbiano fatto a sapere che mio padre sarebbe uscito prima stamattina. ieri sera sono tornato a casa verso le 18. 00 e mio padre era già li. Non è più uscito di casa. non ho notato ieri sera movimenti strani”.
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