Napoli. I ‘capipiazza’ del rione Traiano erano obbligati a pagare una tangente ai vertici delle organizzazioni criminali per poter
spacciare sul loro territorio. E” quanto emerso nel corso delle indagini che ieri ha portato al blitz contro il clan Cutolo e i reduci dei Petrone-Puccinelli con 21 arresti, firmati dal gip Fabrizio Finamore. L’inchiesta ha portato alla luce non solo l’ingente traffico di droga che i clan gestivano al rione Traiano sotto il controllo di Vincenzo Cutolo, 33enne figlio del boss Salvatore detto ‘Borotalco’ e detenuto in regime di 41 bis e del cognato Vincenzo Carra già indagato per un presunto caso di stupro nei confronti di una ragazzina di 15 anni figlia di un ex affiliato minacciato insieme coni i suoi familiari a colpi di pistola e costretto a scappare dal quartiere. Grazie al racconto dei pentiti è stato scoperto anche che fu lo stesso Carra insieme con il complice Bruno annunziata, a compiere l’agguato contro Francesco Minichini, avvenuto il 15 gennaio 2013. L’uomo, legato alla cosca nemica dei Tommaselli di Pianura, era alla guida della sua auto quando fu affiancato da una moto con in sella Carra e Annunziata. Partirono i colpi che ferirono solo alle gambe Minichini, sospettato di essere l’autore del fallito agguato contro il boss Alfredo Sorianiello o’ biondo. Ma dalle indagini è emerso anche come i Cutolo negli anni scorsi avevano favorito la “scissione” dei Lazzaro-Basile dalla cosca egemone dei Puccinelli-Petrone culminata con una serie di omicidi e tentati omicidi nell’estate 2016 prima del blitz con oltre 100 arresti nel gennaio del 2017 che smantellò l’intero sistema malavitoso del rione Traiano. Ma anche la partecipazione alla “grande coalizione” criminale voluta dal boss Alfredo Vigilia o’ nir insieme con i Puccinelli-Petrone, i Bernardo e i Sorianiello contro i Tommaselli. Un’inchiesta quindi che fa luce sugli ultimi anni di scontri e di alleanze ma anche di affari al rione Traiano a Soccavo e a Pianura. Nel blitz oltre a Cutolo junior, al cognato Carra e Annunziata sono finiti in carcere Vincenzo Gravina, Patrizio Allard, Antonio D’Angelo, Paolo Perrella, Ciro Pauciullo, Benito Iovine, Dario Vicedomine, Salvatore Basile, Gennaro Cozzolino, Salvatore Lazzaro, Emanuele Manauro e Gianluca Orfeo. Agli arresti domiciliari invece sono finiti Domenico Equabile, detto Mimmuccio” (padre di Arturo, il giovane che si credeva fosse sul motorino sfuggito a un posto di blocco e su cui viaggiava Davide Bifulco,il giovane ucciso da un militare durante l’inseguimento nel settembre del 2014), e ancora Francesco Esposito, Rosa Pisa, Gennaro Tranchese e Luigi Carillo. Per altri nove indagati il gip non ha accolto la richiesta di arresto avanzata dai pm.
Articolo pubblicato il giorno 29 Maggio 2019 - 09:59