La Direzione distrettuale Antimafia dell’Aquila ha inviato la chiusura delle indagini per i 12 indagati che avevano messo in piedi un lucroso traffico di droga sui Monti della Marsica in provincia de L’Aquila. Tra i 12 ci sono i due boss dei Monti Lattari Ciro Gargiulo detto o’ biondo e Antonino Di Lorenzo detto o’ lignammone recentemente scarcerato. Secondo le accuse la camorra aveva messo le mani sui monti dell’Abruzzo dove grazie alle loro conoscenze avevano messo in piedi una copiosa produzione di marijuana. Oltre ai due boss tra i 12 indagati ci sono Carmine Di Lorenzo, figlio di o’ lignammone, Diodato Di Martino, suo braccio destro e ancora lo stabiese Romeo Pane, il genero Antonio Criscuolo e il gragnanese Pasquale Di Nola. E infine i complici locali come Gianfranco Scipioni, la sua compagna di origini napoletane, Anna Scotto Di Gregorio, e i suoi due figli di primo letto, Gennaro e Veronica Casillo.
Il boss della marijuana del Monti Lattari, Antonino Di Lorenzo o’ lignammone aveva investito trentamila euro per avviare una coltivazione di marijuana che avrebbe fruttato milioni di euro. Ma non sui rigogliosi monti tra Gragnano, Casola e Lettere perché quelle zone erano troppo “scoperte” dalle forze dell’ordine, bensì lontano da occhi indiscreti. Una vera e propria delocalizzazione, come fanno i grandi gruppi industriali. Avevano scelto i monti della Marsica in provincia de L’Aquila per una produzione che garantiva un prodotto di qualità degno della fornitura che hanno sempre offerto ai clienti. Non a caso nel maggio scorso i carabinieri sequestrarono oltre 3mila e 500 piante di marijuana per il peso di sei tonnellate.
Dalle intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri de L’Aquila nel corso dell’inchiesta vengono ricostruiti i ruoli e i compiti della holding della marijuana sull’asse Lattari-Marsica. “Io a tuo marito gli ho dato trentamila euro per comprare il gasolio”, così Romeo Pane risponde all’abruzzese Anna Scotto Di Gregorio al telefono quando la donna gli chiede un prestito di denaro. “Devo dare duemila euro all’avvocato, Tonino (Antonino Di Lorenzo, ndr) mi ha detto che li ha dati a te”, la donna si preoccupa di recuperare denaro in quanto il marito è stato appena arrestato dai carabinieri dopo essere stato sorpreso in flagrante nella piantagione di marijuana. Romeo nel rispondere alle pressanti richieste della donna fa capi- re che per l’avviamento della produzione di erba sono già stati dati trentamila euro all’agricoltore. “Ma parli di inizio estate, io dico ora…mi servono i soldi per l’avvocato”, la precisazione della donna che poco prima era stata rassicurata da Tonino ’o lignammone sull’invio di un bonifico da 2mila euro per pagare l’avvocato all’indomani dell’arresto del proprietario del terreno dove i carabinieri hanno messo a segno il maxi sequestro da 6 tonnellate di marijuana. Le intercettazioni dei militari dell’Aquila accerteranno poi successivamente che dal campo di Luco dei Marsi al momento del blitz sono scappati via lo stesso Romeo Pane e Pasquale Di Nola. I coltivatori arrivati da Gragnano e Castellammare per seguire le precise indicazioni di Di Lorenzo e Gargiulo per coltivare in maniera ottimale l’erba. Di fatti il gruppo aveva fatto già un buco nel-l’acqua nel 2015 quando il raccolto non andò bene e il campo pieno di pianta di canapa indiana fu dato alle fiamme. Ma in questa nuova produzione a seguire la fioritura della marijuana e a dare indicazioni sulla corretta irrigazione e essiccazione delle piante ci avevano pensato il figlio di o lignammone e Di Martino che seguivano i dettami dei due narcos Di Lorenzo e Gargiulo. I due stabiesi Pane e Criscuolo hanno provveduto all’acquisto dei semi per mettere su piante di marijuana per oltre un ettaro di terreno.
(nella foto da sinistra Antonino Di Lorenzo, Ciro Gargiulo, Carmine Di Lorenzo, Diodato Di Martino, Romeo Pane, Antonio Criscuolo, Pasquale Di Nola, Anna Scotto Di Gregorio, Gianfranco Scipioni, Veronica Casillo, Gennaro Casillo)
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