Acqua inquinata in uscita dai depuratori. E’ questo l’allarme di Legambiente, lanciato nel dossier dedicato ai candidati al Parlamento Europeo, sulla provincia di Caserta dove ben due impianti su tre restituiscono liquami non conformi rispetto agli standard che ci si aspetterebbe dalle acque in uscita e scaricate in mare.
Gli ultimi dati resi disponibili dall’Arpac relativi ai controlli svolti nel 2018 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione confermano la cronica criticità della situazione dal punto di vista della funzionalità e qualità della conduzione degli impianti. Infatti, su base regionale ben il 39% dei controlli è risultato “non conforme”, con punte di non conformità del 63% per gli impianti della provincia di Caserta e a seguire del 59% per quelli della provincia di Benevento, del 48% per la provincia di Avellino, del 40% per la provincia di Salerno e del 26% per la provincia di Napoli. E le acque reflue “sporche” vengono scaricate in mare con l’inquinamento che ha ripercussioni anche oltre che sulla qualità dell’acqua anche sulle spiagge.
In Campania secondo il censimento Istat 2015 sono presenti 473 impianti di depurazione. In particolare rispetto al grado di conformità ai requisiti di legge dei sistemi di trattamento delle acque reflue urbane, relativi ad agglomerati di consistenza (espressa in termini di carico organico biodegradabile prodotto) maggiore di 2.000 abitanti equivalenti, in Campania sono presenti 151 agglomerati di cui circa il 60% risulta conforme. Un dato molto al di sotto della media nazionale che mostra una conformità del 76.2%.
Articolo pubblicato il giorno 2 Maggio 2019 - 20:29