Torre del Greco. Nella città del corallo si è eletti solo se si è disposti ad investire denaro in un sistema di corruzione elettorale diffusa. E’ quanto emerge nelle pagine dell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata affidata ai carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che ha portato, ad oggi, all’emissione di 16 ordinanze di misure cautelari personali sono tutti, a vario titolo, indagati di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, detenzione illegale di armi da sparo comuni e da guerra. Tra le persone destinatarie della misura ci sono anche due consiglieri comunali di maggioranza. Nelle oltre 50 pagine firmate dal gip del Tribunale di Torre Annunziata vi sono alcuni episodi che, secondo gli investigatori, avrebbero inquinato il voto in occasione della tornata elettorale del 10 giugno per l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Comunale di Torre del Greco lo scorso anno.
Alcuni elettori venivano prelevati per strada accompagnati con i motorini e forniti di telefonino per fotografare il voto espresso. E’ quanto ha dichiarato Massella Giovanni, anch’egli indagato nell’ambito della medesima inchiesta, nel corso di un interrogatorio. L’indagato ha raccontato che all’acquisto dei voti avevano contribuito tutti quelli assunti nella GEMA, azienda che si occupava fino a qualche settimana fa della gestione dei rifiuti in città, più lo zio di Loffredo Salvatore. Inoltre Massella ha dichiarato che Magliacano Simone Onofrio, finito ai domiciliari, aveva utilizzato altri soggetti assunti nella ditta in questione per procacciare voti ad altri candidati di altre liste in modo da poter sfruttare l’amicizia e l’influenza anche di altri candidati eletti nel consiglio comunale. Non solo soldi ma anche pacchi dell’Unicef per comprare i voti. Il centro di tutto sembrerebbe essere l’IPAM di Corso Garibaldi. “Ohee passa per l’Ipam, altrimenti gestiscimi tu dove dobbiamo stare. Io penso che “abbasc o mare” stiamo bene in due tre di noi, Ci stiamo dividendo. Siamo tutti operativi con i motorini e con la macchina. Abbiamo anche la macchina, quella di mio suocero. Siamo portando le persone”. Agli atti dell’inchiesta è stata fondamentale anche la testimonianza del collaboratore di giustizia di Torre del Greco Pellegrino Giuseppe e della cugina.
“Mia cugina – dice – mi ha anche detto che il giorno delle elezioni davanti alla scuola che è ubicata nei pressi del bar del Professore a Torre del Greco era attiva una squadra di soggetti che acquistava voti sempre per 80 euro in favore del candidato sindaco Giovanni Palomba e di un altro candidato consigliere che mi venne indicato unicamente per il suo nome di battesimo che è Simone, ma non potrei precisare altro a riguardo”. Mia cuigna mi disse che a capo di questa squadra c’era Giovanni Montella detto “ ‘a zi Pecchia”, e che con lui c’erano un “chiattone di vascio San Giuseppe”, “Peppe” Mercedulo dello “ ‘o Pezzotto” e pure la predetta “Andreina”. Mia cugina mi disse che anche il figlio di Giovanni Montella che si chiamava Ciro, e anche un suo “amico grasso”, dovevamo essere assunti nella nettezza urbana, come pure “Peppe” Mercedulo, i figli di Scala Gaetano, il figlio di un tale “Nicola ‘e Suele”, che si chiama Donato Liguoro, Salvatore Marrazzo, e altri hanno ricevuto la promessa di un lavoro nell’azienda di raccolta rifiuti urbani”.
Articolo pubblicato il giorno 2 Aprile 2019 - 21:05