Milano. Accompagnamento coatto per un interrogatorio e un confronto per il tifoso del Napoli che guidava la Renault Kadjar nera che avrebbe investito il tifoso dell’Inter Daniele Belardinelli. Il guidatore dell’auto, finita nel mirino delle indagini della Procura di Milano e della Digos, è stato portato in Questura a Milano con un provvedimento di “accompagnamento coattivo per procedere a interrogatorio o a confronto”, richiesto dall’aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri e firmato dal gip Guido Salvini. Il giovane ultrà del Napoli, che convocato nelle scorse settimane per un interrogatorio aveva scelto di non rispondere, è stato portato oggi da Napoli a Milano. Stando alle analisi in corso in questi giorni, l’auto guidata dal giovane e con a bordo altri tre ultrà (anche loro, pare, sono stati portati a Milano per interrogatori) sarebbe quella che ha investito Belardinelli, poi morto in ospedale. La macchina ‘nel mirino’ delle indagini presenterebbe, infatti, una serie di segni compatibili con l’investimento, tra cui l’asse leggermente deviato, forse per un urto, alcuni segni sotto la carrozzeria e, poi, su altre parti della carrozzeria tracce riconducibili forse al giubbotto che indossava quella sera Belardinelli in via Novara, dove sono avvenuti gli scontri. All’inizio dell’inchiesta si era ipotizzato che il tifoso del Varese potesse essere stato colpito da una prima macchina e poi schiacciato da una seconda. Ora, però, gli accertamenti si stanno concentrando solo sulla Renault Kadjar nella quale viaggiavano, diretti allo stadio, quattro ultrà napoletani. “Non l’ho investito io, quando sono passato il corpo era già a terra, io sono passato dopo l’investimento”, aveva detto il guidatore di un’altra auto della ‘carovana’ lo scorso 1 marzo interrogato in Questura. Quel giorno il guidatore della Renault, invece, aveva deciso di non presentarsi. Lo scorso 15 marzo, il gip ha concesso novanta giorni di tempo agli esperti nominati per una serie di complesse indagini genetiche, “papillari” e “merceologiche” sulle auto e su tutti gli oggetti sequestrati, come coltelli, bastoni, mazze e roncole. Una trentina in totale gli ultrà indagati con l’ipotesi ‘tecnica’ per tutti di omicidio volontario, mentre l’altro filone riguarda la rissa aggravata.
Articolo pubblicato il giorno 5 Aprile 2019 - 17:11