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Racconti dei pentiti contrastanti, il gip archivia le accuse contro i boss per l’omicidio dell’innocente Scherillo

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L’omicidio di Dario Scherillo, una delle tante vittime innocenti delle tre faide di camorra che negli anni scorsi hanno insanguinato le strade di Scampia, Secondgliano e di quartieri e comuni a Nord di Napoli, rimane senza colpevoli. Nonostante i numerosi pentiti abbiamo raccontato come la decisione sia venuta dal clan degli scissionisti degli Amato- Pagano, indicando anche i nomi dei killer e dei mandanti appunto, per il gip Giovanna Cervo del Tribunale di Napoli “non ci sono gli elementi sufficienti per sostenere l’accusa” come richiesto dallo stesso pm della Dda Vincenza marra, che ha firmato la richiesta di archiviazione accolta appunto dallo stesso gip. Eppure il mese scorso dopo la presentazione del film “Ed è subito sera” al Los Angeles Italia Film Festival sotto la regia di Claudio Insegno e poi la presentazione alla Camera dei Deputati e l’uscita nelle sale cinematografiche italiane, si pensava che qualcosa avesse smosso le coscienze. E invece no. Dario Scherillo, incensurato di 26 anni di Casavatore fu ucciso la sera del sei dicembre del 2004. La vittima fu massacrata mentre tornava a casa in sella alla sua moto. Lavorava come dipendente di un’agenzia di pratiche automobilistiche a Secondigliano. Si pensò che fosse stato ucciso perché a conoscenza di qualche segreto lavorando a Secondigliano o che fosse entrato in contatto con i pregiudicati coinvolti nella faida e per questo ucciso. Ma il pentito Pasquale Riccio nel suo oramai famoso verbale del 18 marzo 2015 in cui ha chiarito alcuni omicidi inediti di quella guerra di camorra parla anche dell’agguato a Scherillo: “Fu un omicidio commesso dagli scissionisti, nei sentii parlare da Rito Calzone, che mi disse che vi era stato uno scambio di persona, relativo alla vittima da abbattere”. Lo sapevano bene i suoi familiari e soprattutto il fratello Pasquale che da anni si batte per riabilitare la memoria di Dario andando in giro per l’Italia a raccontare la sua storia: “Dario aveva lo stesso scooter, dello stesso colore e con una targa simile a quello di un pusher della zona che fino a pochi minuti prima aveva stazionato in quella strada. Era innocente. Si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato”. E ora dopo la decisione dell’archiviazione tirano un sospiro di sollievo di due capi degli scissionisti ovvero i cognati Cesare Pagano e Raffaele Amato, indicati come mandanti e Davide Francescone, come presunto autista del commando di cui avrebbero fatto parte, secondo l’iniziale ricostruzione, anche due killer nel frattempo deceduti.


Articolo pubblicato il giorno 25 Aprile 2019 - 12:57

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