Napoli. “Un cambiamento di rotta nel rispetto per chi ha sofferto e soffre per affermare che non esiste l’impunità” è quanto chiede l’associazione ‘Mai più amianto’ in vista del processo che si terrà domani dinanzi ai giudici napoletani all’imprenditore svizzero Schmidheiny, accusato di omicidio volontario per ‘aver procurato la morte di 78 lavoratori di cui 8 a Napoli ben consapevole e a conoscenza della nocività dell’amianto che si lavorava negli stabilimenti italiani”, tra i quali figura quello di Bagnoli. “La prescrizione della Cassazione del primo processo, – sottolinea in una nota l’associazione ‘Mai piu’ amianto’ – ha frustrato le ansie e aspettative di giustizia e risarcimento di migliaia di famiglie e superstiti, soprattutto perchè ha confermato le responsabilità dei proprietari. “Mai Più Amianto”, auspica “una doverosa correzione di rotta, una conclusione esemplare, per il rispetto per chi ha sofferto e ancora soffre, per affermare in uno Stato di Diritto che non esiste l’impunità per chi si è macchiato di reati così gravi: 134 morti per tumore polmonare, 9 casi di cancro alla laringe, 258 casi di asbestosi, 65 casi di mesotelioma e molti altri casi di malattie asbesto correlate tra ex-lavoratori e cittadini abitanti nei paraggi”. Nella nota l’associazione chiede anche che “si proceda alla bonifica dei tanti focolai di amianto, ancora presenti e diffusi su tutto il territorio campano, si attivi il registro del mesotelioma, la sorveglianza sanitaria per gli ex esposti, incrementare il Fondo nazionale per le vittime sul lavoro e per i cittadini coinvolti, per il risarcimento automatico per i familiari delle vittime. Si proceda alla riclassificazione del reato: gli infortuni mortali vanno equiparati a omicidi sul lavoro come accaduto per quelli sulla strada, basta con l’impunita’ e con lo scaricabarile delle responsabilità verso il basso”.
Articolo pubblicato il giorno 11 Aprile 2019 - 15:51