Picchi di inquinamento atmosferico fino a 220 volte più elevati rispetto alle aree con aria pulita. È questo il risultato più drammatico delle misurazioni condotte in vari punti della città e nel porto di Napoli il 26 e 27 aprile 2019 da Cittadini per l’Aria in collaborazione con il Comitato per la Vivibilità Cittadina e il supporto tecnico degli esperti dell’ONG ambientalista tedesca, NABU. Queste concentrazioni di particelle ultrafini hanno origine dalle emissioni delle navi e mettono a grave rischio la salute dei cittadini, oltre che l’ambiente.
“Durante il primo giorno di monitoraggio – ha notato Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’Aria – l’intero golfo di Napoli era avvolto da una pesante coltre di inquinamento, con livelli di PM10 (220μg/m³) fino a oltre cinque volte il limite di legge (40 μg/m³). A questo risultato hanno certamente contribuito i fumi delle navi ormeggiate per decine di ore a motori accesi a pochi metri dalle case dove abitano i napoletani. Un problema enorme, che abbiamo già constatato e misurato a Genova, Livorno, Venezia, Civitavecchia, La Spezia, Savona e Ancona. Il Governo italiano deve farsi avanti per sostenere la designazione del Mar Mediterraneo come Area a Controllo delle Emissioni di zolfo e azoto (SECA e NECA). Studi recenti indicano che, con questa misura, si salverebbero in Italia 500 vite all’anno e si avrebbero benefici socio-economici fino a 2,5 miliardi di euro. Ci appelliamo ai Ministri Costa e Toninelli perché facciano subito un passo avanti per sostenere il progetto di ECA nel Mediterraneo dimostrando, come già fatto da Francia e Spagna, di avere davvero a cuore la salute dei cittadini. Allo stesso tempo è essenziale che aziende come Grandi Navi Veloci, Tirrenia, Caremar e altre società di navigazione, si rendano responsabili del danno che provocano alla qualità dell’aria e la salute della popolazione e adottino subito misure rendere più pulite le loro navi. Al contrario, queste aziende, che pure beneficiano di contributi pubblici, rifiutano di sostenere i costi per adottare i sistemi e le tecnologie necessarie a ridurre le emissioni. Si smetta subito di investire denaro pubblico per sostenere armatori con navi che inquinano l’aria che respiriamo”.
Napoli ha, unica città in Italia, un provvedimento vincolante che governa le emissioni delle navi. Purtroppo però le misure previste non sono sufficienti. Questa ordinanza può essere migliorata e Napoli può dare l’esempio al resto delle città di porto adottando un nuovo, più incisivo, provvedimento per ridurre i fumi delle navi in città. “Napoli sia d’esempio anche nella richiesta al Governo per il sostegno all’adozione di un’area ECA nel Mediterraneo” conclude Gerometta..
“I dati presentati oggi confermano quanto emerso a seguito del campionamento realizzato dai cittadini del Comitato di Vivibilità Cittadina a luglio 2018. In questa occasione vennero posizionati dei campionatori passivi per la rilevazione del biossido di azoto in vari punti in prossimità del porto lungo l’intero mese. Risultò che in prossimità del porto i livelli medi di NO2 misurati erano fino a 93 μg/m³, ovvero ben oltre il doppio del limite di legge (40 μg/m³), con conseguente gravissimo rischio per chi lavora e chi vive nelle vicinanze“ aggiunge Mario Fontana, responsabile per l’ambiente del Comitato di Vivibilità Cittadina. “Invitiamo tutte le autorità competenti, dalla Regione che ha la responsabilità di predisporre un piano per la qualità dell’aria, al Comune, all’autorità portuale e la Capitaneria, ad assumere al più presto ogni iniziativa volta a ridurre le emissioni navali a Napoli e negli altri porti campani“, conclude Fontana.
Il Dr. Axel Friedrich, l’esperto che ha effettuato le misurazioni, nota come “Nonostante rilievi condotti anche a oltre 800 metri di distanza dal porto, ho potuto intercettare le polveri emesse dalla nave da crociera in arrivo nel porto (Mein Schiff Herz di TUI) che hanno innalzato la media del particolato a 25.000 pt/cm³ con picchi di 98.000 pt/cm³ dimostrando come le emissioni navali impattino immediatamente sulla città anche a grande distanza. Il livello di particelle ultrafini in una situazione di aria pulita è inferiore a 1.000 pt/cm³ mentre il livello di fondo nelle grandi città varia da 3.000 a 5.000pt/cm³ per arrivare a 10.000 pt/cm³ in strade con molto traffico”.
Gli inquinanti atmosferici emessi dalle navi come particolato, fuliggine, ossidi di zolfo e di azoto danneggiano la salute umana, l’ambiente e il clima. Il particolato è collegato a gravi problemi di salute come le malattie cardiovascolari e respiratorie, ictus e cancro. La Commissione europea stima che ogni anno, in Europa, 50.000 persone muoiano prematuramente per l’inquinamento causato dalle emissioni navali. Importanti studi italiani hanno concluso che vivere in prossimità di un porto incrementa del 31% la probabilità di tumore al polmone e del 51% il rischio di morte prematura ricollegabile a malattie neurologiche.
In un’Area ECA, come già esiste nell’Europa del Nord e negli Stati Uniti e in Cina, gli operatori navali utilizzano carburanti a basso tenore di zolfo e catalizzatori per le emissioni di azoto. Usando questi carburanti possono ridurre grandemente le emissioni e utilizzare filtri antiparticolato per ridurre al 99% le emissioni nocive disfandosi, finalmente, dell’olio pesante che rappresenta un rischio grave anche per i nostri mari, la nostra salute e il clima. La Norvegia dal 2026 vieterà alle navi che utilizzano carburanti inquinanti di entrare nelle sue acque e, entro il 2030, consentirà la navigazione alle sole navi a emissioni zero.
L’Associazione Cittadini per l’Aria, costituita a Milano il 1° aprile 2015, si propone di contribuire a valutare e monitorare le politiche a livello nazionale e, ove possibile, locale, far sentire la propria voce nell’ambito di processi di regolazione e normazione della qualità dell’aria anche attraverso, ove necessario, attività di tutela in sede giurisdizionale. La missione è quella di rendere disponibili prospettive, soluzioni e strategie che siano basate sulle evidenze scientifiche, per dare ai cittadini la possibilità di fare e pretendere scelte consapevoli, alle associazioni di condividere strumenti e unire forze, e alle società e alle amministrazioni di trasformare il modo in cui guardano e affrontano il tema della qualità dell’aria nelle loro scelte quotidiane.
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