Napoli. Questa volta è durata poco più di 24 ore la libertà del boss del clan Contini, Nicola Rullo o’ nfamone. Dall’altra sera è in stato di fermo perché accusato di traffico di stupefacenti. Una mossa a sorpresa che questa volta non gli ha dato il tempo, come nel 2017, di organizzare la fuga e la latitanza. Dopo la sua clamorosa scarcerazione era stata organizzata una strettissima ‘sorveglianza’ da parte delle forze dell’ordine sotto la sua abitazione al “Buvero” poi, come anticipa Il Mattino, è arrivata il decreto di fermo da parte del pm anticamorra Ida Teresi e dal capo della Dda Giuseppe Borrelli. Entro domani ci sarà la convalida davanti al gip ma nel frattempo non si placano le polemiche sull’anomala scarcerazione avvenuta, nonostante la condanna in secondo grado a 10 anni di carcere, per la lentezza della trasmissione degli atti alla Cassazione. Dopo il suo arresto avvenuto a Itri in provincia di Latina nel 2017 i suo avvocati (Domenico Dello Iacono, Salvatore Pane, Saverio Senese) ricorrono in Cassazione chiedendo l’assoluzione della sua condanna a 10 anni di carcere per camorra. Gli atti arrivano a Roma nel luglio del 2018, una decina di mesi dopo la condanna in appello. E a questo punto qualcosa si inceppa perché i giudici della Suprema Corte impiegano ben nove mesi per fissare l’udienza a carico di Rullo: viene indicata la data del 26 aprile del 2019, ma ormai i termini sono scaduti.I suoi avvocati passano al contrattacco chiedendone la carcerazione per la scadenza dei termine di fase. E i giudici del Riesame di Napoli non possono fare altro che accogliere la richiesta.
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