Napoli. Chiedono che venga valutata con correttezza e coscienza la denuncia presentata in Procura dai genitori della bambina, nata morta prima del parto, nella clinica Villa delle Querce a Napoli lo scorso ottobre. I genitori, Gianpaolo Di Caprio e Amelia Corréale, chiedono che venga fatta chiarezza ma soprattutto giustizia qualora venga accertata un eventuale responsabilità dei medici che hanno tenuto in carico la donna in procinto di partorire.
La donna aveva in programma il parto cesareo il giorno 27 ottobre, la sera prima si era recata in clinica per gli accertamenti di rito alla viglia del parto. Nel tracciato al quale si è sottoposta Amelia sarebbero emerse delle criticità, il battito della bambina raggiungeva anche picchi di 180-200 battiti. Alla luce dei risultati di quel tracciato i camici bianchi “dissero che – racconta – l’esame sarebbe stato ripetuto più tardi”. Questo esame non è stato mai fatto se non la mattina seguente quanto la donna avrebbe dovuto partorire. Ed è stato proprio in quel momento che si è scoperto che il cuore della piccola non batteva più. I due genitori – assistiti dall’avvocato Claudio Esposito – hanno quindi presentato un esposto in Procura. L’esame autoptico sul corpo della piccola parla di “morte improvvisa e imprevedibile”. Ciò esenterebbe quindi la responsabilità di terze persone ma i genitori sono convinti che la ripetizione del tracciato, dopo quello fatto al momento del ricovero che presentava criticità, avrebbe potuto evitare questa tragedia. Secondo l’accusa una maggiore attenzione oggi avrebbe consentito alla piccola, che si sarebbe chiamata Fatima, di vivere circondata dall’amore dei genitori e del fratello. Sulla vicenda risultano indagati due medici, la difesa sostiene che avrebbero agito con correttezza e che quel tracciato, punto di forza dell’accusa, sia nella norma e che la morte della piccola rappresenti solo una fatalità.
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