È stata presentata oggi la mostra ‘Caravaggio Napoli’, che approfondisce il periodo napoletano e l’importante eredità lasciata dall’artista nella città partenopea. Promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dal Pio Monte della Misericordia, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa, è curata da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger. ‘Caravaggio Napoli’, con un rigoroso approccio scientifico, mette a confronto 6 opere del Merisi provenienti da istituzioni italiane e internazionali e 22 quadri di artisti napoletani, che ne registrano immediatamente la novità venendone travolti, con soggetti ricorrenti nei dipinti del Maestro. Il riscontro visivo tra le opere raccolte in Sala Causa permette riflessioni e chiarimenti immediati sul legame tra l’artista e la città ed è accompagnato da un ‘diario’, una dettagliata crono-biografia che riorganizza le conoscenze letterarie e documentarie (edite e inedite) del periodo. A Napoli Caravaggio visse complessivamente 18 mesi, durante i suoi due soggiorni: tra l’ottobre del 1606 e il giugno del 1607 e, successivamente, nell’autunno del 1609 per circa un anno, fino alla morte avvenuta a Porto Ercole nel viaggio di ritorno verso Roma, nel luglio del 1610. Mesi intensi e fondamentali per la sua vita e la sua produzione artistica, meno noti del periodo trascorso a Roma, che tuttavia segnarono definitivamente il percorso del maestro. Il legame del Merisi con il territorio ebbe un impatto incisivo sulla Scuola napoletana e nella costituzione della poetica del naturalismo partenopeo. Sia gli artisti più giovani, come Battistello Caracciolo, che quelli già attivi a Napoli, come Fabrizio Santafede, non poterono restare immuni al realismo caravaggesco e tentarono di adeguarsi alla novità. L’influsso toccò anche i colleghi della successiva generazione, quali Jusepe de Ribera o Massimo Stanzione.
Articolo pubblicato il giorno 11 Aprile 2019 - 20:08