E’ da escludersi la legittima difesa per Daniele De Santis, condannato a 16 anni per la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito: “da un lato, De Santis aveva provocato la situazione di pericolo” e “dall’altro aveva assunto una reazione non proporzionata all’offesa. Pur potendo puntare l’arma o sparare in aria, non l’aveva fatto e risulta avere esploso colpi ad altezza d’uomo (cinque in rapida successione) dei quali quattro andarono a segno”. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui il 25 settembre scorso ha condannato a 16 anni l’ultra’ romanista per l’omicidio del giovane napoletano, a Roma poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina-Napoli nel maggio 2014. Ciro Esposito morì in ospedale dopo 50 giorni di agonia nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Gemelli di Roma, dove era ricoverato. Le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate dopo svariati interventi chirurgici che avevano fatto sperare in un miglioramento. Cosciente quasi fino all’ultimo, era poi entrato in coma irreversibile. Nel concordare con la ricostruzione fatta in Appello, la prima sezione penale (sentenza n. 15283) spiega che ci fu “un contatto fisico” tra Ciro e De Santis, probabilmente un pugno del primo al secondo. Questi cadde, e in quell’occasione si ruppe la gamba. Il suo sangue fini’ sul cappellino di Ciro e sulla pistola, che aveva gia’ impugnato. La sua reazione non fu, secondo i giudici, una risposta a un gruppo di tifosi napoletani che lo avrebbe aggredito. Cosa che, al contrario, si verifico’ solo dopo gli spari. La legittima difesa e’ da escludersi perche’ De Santis “si trovava a fronteggiare un gruppetto sparuto”, quello di cui faceva parte Ciro, “di tifosi disarmati e a mani nude, la’ dove egli era, al contrario, l’unico ad avere la disponibilita’ di una pistola”. Inoltre, “aveva posto in essere le condizioni obiettive che portavano allo scontro. Aveva provocato una situazione di pericolo, scagliando oggetti contro il pullman dei tifosi napoletani, mettendo in conto una possibile reazione e creando cosi’ una condizione obiettiva di pericolo”. Dopo l’azione dimostrativa si mette in fuga, Ciro lo insegue per assicurare sostegno alla tifoseria napoletana. “Non vi e’, allora – nota i giudici – cessazione della situazione di pericolo innescato dal gesto precedente”. L’uso dell’arma “fu posto in essere deliberatamente”: De Santis “non si servi’ della pistola per dissuadere i soggetti che si avvicinavano. Ne’ la mostro’ o sparo’ in aria nell’esclusivo tentativo di intimorirli. Sparo’ cinque volte; ripetutamente e ad altezza d’uomo”.
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