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I veleni dei Casalesi sotto lo stadio di Casal di Principe

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Il Comune di Casal di Principe e l’associazione Caponnetto si costituiscono parte civile al processo per i rifiuti interrati sotto lo stadio di Casal di Principe che vede alla sbarra esponenti del clan dei Casalesi.
Stamattina dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberto Donatiello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è svolta l’udienza del processo a carico dei boss Francesco Schiavone conosciuto come “Cicciariello”, il cugino Walter, noto per la costruzione di una villa in stile Scarface, da anni confiscata e non ancora riutilizzata, nonché fratello del più famoso capoclan dei Casalesi, soprannominato “Sandokan”; Nicola Pezzella e Luigi D’Ambrosio. Il giudice ha ammesso le prove e la costituzione delle parti civili (il Comune si è costituito con l’avvocato Gianni Zara) dopodichè il processo è stato rinviato alla fine di settembre quando si entrerà nel vivo delle vicende.
Il processo è nato dall’indagine della Dda di Napoli che nel 2014, sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti, portò all’effettuazione di scavi nei pressi dello stadio comunale di Casal di Principe. Si sospettava che il clan avesse lì interrato rifiuti tossici.
Le operazioni di scavo confermarono la presenza di 150mila metri cubi di rifiuti speciali pericolosi, in particolare di materiali come stagno, berillio e idrocarburi pesanti, che avrebbero contaminato la falda acquifera facendo aumentare la concentrazioni di sostanze tossiche come il tetracloroetilene, il dicloropropano, lo zinco, il piombo, i nitriti e i nitrati. Dopo gli scavi, furono posti sotto sequestro numerosi pozzi da cui privati cittadini prelevavano l’acqua per irrigare la terra o per il consumo domestico.
A tutti è contestato il reato di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari con l’aggravante mafiosa, proprio in relazione al presunto inquinamento delle acque.

PUBBLICITA

Gustavo Gentile


Articolo pubblicato il giorno 19 Aprile 2019 - 09:59

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