Due ergastoli e 48 anni di carcere: lo ha deciso il gip di Napoli, Saverio Vertuccio (20esima sezione) che oggi ha condannato all’ergastolo il baby killer del clan Lo Russo, Luigi Cutarelli, 23 anni, ( è alla sua terza condanna al massimo della pena) Antonio Buono, 39 anni (quest’ultimo difeso dall’avvocato Enrico Di Finizio) e a venti anni di reclusione Vincenzo Carrino, 25 anni, ritenuti i componenti del commando che il 4 febbraio 2016 assassinarono, Giuseppe Calise, nel rione don Guanella di Napoli. L’ex boss Carlo Lo Russo (ora collaboratore di giustizia), al quale oggi lo stesso giudice ha inflitto 14 anni di reclusione, sospettava che Calise stesse fornendo appoggio logistico a un suo acerrimo nemico, Walter Mallo (l’aspirante boss con una lacrima tatuata sul viso), e, quindi, ne ordinò la morte. Per face luce sulla vicenda sono state determinanti le dichiarazioni del boss ma soprattutto quelle del suo luogotenente, Mariano Torre, anche lui condannato dal gip a 14 anni di carcere. Cutarelli, per sua stessa ammissione, è stato un killer del clan Lo Russo ed è anche ritenuto coinvolto nella morte dell’innocente Genny Cesarano, assassinato per errore nel settembre del 2016 durante una stesa notturna nel Rione Sanità. Al momento è detenuto in regime di 41bis. L’omicidio si colloca nell’ambito dello scontro, in atto all’epoca dei fatti, tra il clan Lo Russo e il clan operante nel rione Don Guanella, capeggiato da Mallo, che voleva “cacciare” i ‘Capitoni’ da Miano. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, consentirono di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico di Cutarelli, Buono e Carrino, ai quali le accuse relative all’omicidio di Calise vennero notificate dalla Polizia lo scorso 6 giugno.
Nella foto da sinistra Luigi Cutarelli, Mariano Torre, Vincenzo Carrino, Antonio Buono, Carlo Lo Russo, Walter Mallo, Giuseppe Calise)
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