Il boss Michele Zagaria comparirà – in videoconferenza – davanti ai giudici della Corte di Assise di Napoli, il prossimo 9 maggio, per difendersi dall’accusa mossa dalla DDA partenopea di essere il mandante di un omicidio maturato all’interno del clan, quello di cui è stato vittima Nicola Villano, detto “zeppetella”, ucciso il 20 luglio 2001, in un autolavaggio di San Marcellino, nel Casertano. In realtà, secondo gli inquirenti, quel giorno, proprio per volere di Zagaria e dell’altro capo della federazione casalese Antonio Iovine, a morire doveva essere Raffaele Della Volpe, il capo zona “ribelle” del clan dei casalesi ad Aversa. Ma i killer, in quell’occasione, decisero di non portare a termine il compito assegnato loro dai due capiclan perché nella macchina di Della Volpe c’erano anche la moglie e la figlia di pochi mesi del ras. Ci andò di mezzo Villano, uomo di fiducia di Della Volpe, sorpreso dai sicari qualche ora dopo il tentato omicidio di Della Volpe e ammazzato da una raffica di colpi d’arma da fuoco. In video conferenza dal carcere di Tolmezzo (Udine), dove é ora ristretto in regime di 41 bis, “capa storta” (com’é soprannominato Zagaria, ndr), sarà chiamato a rispondere alle domande degli inquirenti, difeso dall’avvocato Paolo Di Furia. L’ex primula rossa dei casalesi (che è assistita anche dall’avvocato Piera Farina di L’Aquila, ndr), tra le altre cose è accusato dalla Procura di Milano (pm Stefano Ammendola ne ha chiesto la citazione diretta a giudizio, ndr) di una serie di reati commessi dal 5 al 19 maggio 2018, quand’era detenuto nel carcere di Opera: agenti della penitenziaria minacciati, aggrediti e schiaffeggiati, sistemi di videosorveglianza fatti a pezzi, e gravi minacce all’indirizzo del direttore e degli psichiatri della struttura penitenziaria. Manifestazioni di intolleranza che fanno il paio con le gravi invettive rivolte ai pm antimafia napoletani Maresca e Giordano durante una recente udienza di un processo in corso nel Tribunale di Napoli Nord, ad Aversa. Comportamenti estremi da parte di un Zagaria sempre più insofferente, che ormai da una cinquantina di mesi vive in costante isolamento. Dopo tanti anni trascorsi a Milano Opera e una breve parentesi a L’Aquila, Zagaria qualche mese fa e’ stato trasferito dal DAP a Tolmezzo, in provincia di Udine. Per quanto riguarda i gravi fatti di Milano, per ben due volte (la prima per il legittimo impedimento dell’avvocato, la seconda per la mancata predisposizione del sistema di videosorveglianza, ndr) il giudice monocratico di Milano non si e’ potuto pronunciare. Se non ci saranno altri intoppi potrebbe farlo agli inizi del prossimo giugno.
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