Impegno e disincanto in Pasolini, De André, Gaber e R.Gaetano sbarca a Roma e abbraccia la famiglia di Rino Gaetano. La presentazione del saggio di Annibale Gagliani edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno andrà in scena alla Libreria Hora Felix, in via Reggio Emilia – 89, domenica 7 aprile alle ore 18.00. A moderare l’incontro lo studioso di giornalismo e new media dell’Università La Sapienza, Matteo Ingrosso; interverranno, oltre all’autore, il giornalista e drammaturgo David Gramiccioli, il cinesta del centro sperimentale e di Cattive Produzioni Marco Mingolla e il critico musicale Vincenzo Area. La Rino Gaetano Band, rappresentata nell’occasione da Alessandro Gaetano (nipote di Rino Gaetano) e da Ivan Almadori, proporrà delle incursioni musicali durante la presentazione. La serata è dedicata alla memoria di Enrico Gregori, biorgafo di Rino Gaetano e responsabile della cronaca nera de Il Messaggero scomparso nell’autunno del 2018.
Con la prefazione di Marcello Aprile, professore ordinario di Linguitica italiana dell’Università del Salento e responsabile della Lettera “D” del dizionario etimologico “LEI”. Continuano in questi giorni gli appuntamenti di rilievo internazionale per il libro di Annibale Gagliani, “Impegno e disincanto in Pasolini, De André, Gaber e R. Gaetano”, i Quaderni del Bardo edizioni di Stefano Donno. Quattro fuoriclasse del nostro Novecento: un professore, un filosofo e due poeti. In un frangente storico di profonda povertà valoriale e artistica, essi ci indicano la strada verso l’Umanesimo Nuovo, analizzando emozionalmente e asetticamente gli ultimi centosessant’anni d’Italia e del mondo Occidentale (bilaterale). I Quattro emanano una luce invincibile, in grado di penetrare nelle tenebre contemporanee che svuotano progressivamente l’individuo. La loro arte è disincanto allo stato puro: poesia, prosa, cinema, teatro e musica: le armi più potenti per sfuggire all’omologazione socioculturale del Duemila. Il 68 è un grosso inganno, le mode del mercato sono letali, la mancanza di sensibilità civile sempre più evidente. In questo viaggio disincantato, eseguito attraverso i testi, le fonti e le testimonianze più vicine agli artisti, si può rivoluzionare se stessi, abbracciando umanamente le incommensurabili profezie. Per Gagliani la scelta di affidarsi a questi Quattro a-topos della parola, del silenzio e del suono non è casuale: “Essi sono i più attuali che la nostra cultura contemporanea abbia sfornato e lo saranno per sempre, come accade ai più grandi. Sono visionari, sensibili ed estremamente innovativi. Tutto l’opposto del 99% degli pseudo-artisti che navigano in mainstream oggi. Quest’ultimi narrano il falso: i tatuaggi, il look alla moda e l’aria dannata li fa sembrare all’avanguardia, invece sono obsoleti dentro. I veri narratori della nostra epoca e del prossimo trentennio sono PPP, FDA, GG e RG”. Come afferma Paolo Dal Bon – presidente della Fondazione Giorgio Gaber – all’interno del saggio, “Essi hanno un’intatta percezione del dolore. Sono tutti e quattro intellettuali degli ultimi, narratori delle ingiustizie terrene verso i più deboli e osservatori delle grandi contraddizioni dell’uomo contemporaneo”. I Quattro Profeti hanno in comune la letteratura di formazione e le battaglie combattute, contaminandosi a vicenda indirettamente. Pasolini ha profondamente ispirato, soprattutto con i suoi Scritti Corsari, Faber, Gaber e Rino Gaetano. De André e Gaber sono gli artisti di punta del Sessantotto e si sono ritrovati ad avere una determinante amicizia in comune: Luigi Tenco, che ha collaborato con tutti e due e dopo la sua morte ha cambiato la vita a entrambi. Riguardo Rino Gaetano, è cresciuto leggendo Pasolini, ascoltando De André e guardando Gaber a teatro. In estrema sintesi, un professore delle arti, PPP, un poeta tradizionale aperto al futuro, FDA, un vero filosofo, GG, un poeta fantascientifico che stazionava già nel futuro, RG, hanno scelto la strada più ardua, non violentando loro stessi ed esprimendo un’arte di fortissimo impegno e disincanto sociale. Venivano criticati dagli “intellettuali” del potere, dalla gente frivola che ghettizzava i loro testi per evidenti deficit di sensibilità. Uniti, tutti e quattro, sono invincibili. Diventano un’arma dolcissima in grado di colpire e migliorare una generazione, quella dell’autore. Gagliani spiega le intenzioni del suo lavoro: «Se il saggio verrà letto da tanti giovani, magari si accenderà la curiosità di ascoltare con spirito nuovo i cantautori che cito, omaggiando di conseguenza l’opera totale di Pasolini. Allora sì, questo viaggio avrà un senso. Allora sì, ne sarà valsa la pena”.
“Il primo libro di Annibale Gagliani è lo sviluppo di un traguardo personale importante, lungamente pensato, sviluppato, limato, articolato negli anni precedenti, in cui l’autore ha esercitato una pazienza non comune ed è andato alla ricerca di fonti e interpretazioni che spesso sono testimoniali e di prima mano […]. Quando si ha a che fare con quattro icone riconosciute della cultura alta e popolare dell’Italia contemporanea non è facile dire qualcosa di nuovo, o anche semplicemente non è scontato evitare di scrivere quattro profili staccati e avulsi, estranei tra loro, tanti quanti sono gli artisti (tutti Maestri della parola, tre su quattro anche del suono) che l’autore ha illustrato in questo libro. Ne è venuto fuori un percorso duro, compatto, radicale; un insieme in cui appare chiaro, nelle persino ovvie diversità di espressioni, temi, percorsi (anche politici), epoche, che cosa unisce Pier Paolo Pasolini, Fabrizio De André, Giorgio Gaber e Rino Gaetano. Com’è giusto, Annibale Gagliani salta sulle differenze e nota affinità mai venute fuori prima, che però sono lì, pronte per essere scoperte”.
Annibale Gagliani nasce a Mesagne (BR) il 4 ottobre del 1992. Si laurea con lode in Lettere Moderne all’Università del Salento, dopo aver discusso una tesi sul linguaggio disincantato. È tra i vincitori della seconda edizione del Master in Giornalismo 3.0 di Nuovevoci Network, a Napoli. Comincia il suo sentiero narrativo ricevendo il premio della critica alla terza edizione del concorso letterario nazionale “Fuori dal cassetto”, per un racconto dedicato ai lavoratori dell’ILVA, “La vita è un viaggio favoloso”. Nel 2013 instaura una collaborazione con l’amministrazione del comune di San Donaci (BR) e diviene responsabile del laboratorio urbano “Officine Creative”, promotore della cultura di strada. Nel 2014 costruisce e organizza, assieme al Professore Marcello Aprile, la rassegna universitaria di seminari rivoluzionari, “Cafè Barocco Revolution”, che registra cinque edizioni. Nel 2015 lavora come reporter per la web tv d’Ateneo dell’Università del Salento, The Box Tv. Alla fine dello stesso anno si distingue come narratore al Workshop giornalistico di Sportitalia, a Milano. Nel 2016 diventa responsabile della sezione culturale di “Leccecronaca.it”, dove racconta vizi e virtù del Tacco d’Italia. Alla fine del 2016 avvia una collaborazione con “Rompipallone.it”, curando una rubrica video che fonde l’arte al calcio: “L’arte del gusto calcistico”. Nello stesso periodo è corrispondente di Radio Dimensione Italia per il calcio internazionale, editorialista di punta per «Sport in Condotta» e ospite della trasmissione leccese Piazza Giallorossa. Dal 2017 collabora con il «Nuovo Quotidiano di Puglia», raccontando l’ardente cronaca della provincia di Brindisi. Da gennaio 2018 narra di letteratura e politica per la rivista romana “L’Intellettuale Dissidente”, e di musica e sport per il periodico “Contrasti”. È conosciuto negli ambienti culturali salentini per le sue poesie anarchiche, che profumano di simbolismo e lasciano un sapore romantico sulle labbra. Tra i suoi modelli intellettuali, oltre ai Quattro Profeti del saggio “Impegno e disincanto”, ritroviamo Albert Camus, Roland Barthes, Leonardo Sciascia, Eugenio Montale, Beppe Viola e Gianni Brera.
Articolo pubblicato il giorno 6 Aprile 2019 - 14:44 / di Cronache della Campania