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“A Nocera Inferiore si compravano voti a 50 euro”, la testimonianza dei carabinieri al processo

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A Nocera Inferiore esisteva un centro di raccolta voti. Chiedevano la tessera elettorale, poi facevano riscontro dopo lo spoglio per contare i voti». Lo ha detto uno dei luogotenenti dei carabinieri del Ros, che ieri ha testimoniato su una specifica attività d’indagine legata ad un presunto fenomeno di corruzione elettorale a Nocera, nelle elezioni del 2017.
Il militare ha letto e analizzato le conversazioni e i dati estrapolati dai telefoni di alcuni degli imputati, come quelli di Luigi Sarno e Gerardo Villani. I due avrebbero avuto una disponibilità di soldi poi avrebbero procacciato elettori e indicato preferenze, come quelle su Nicola Maisto, l’ex consigliere comunale, imputato e dimissionario dopo il blitz di due anni fa. Ma i primi dubbi sono sorti con le domande dell’avvocato difensore di Maisto, Pietro Pasquali, che con le sue domande ha spinto il teste a non escludere che le schede elettorali acquisite, con sopra indicata la preferenza di Maisto, potessero essere anche dei fac-simile. Inoltre, tra chi avrebbe procacciato voti per Maisto e anche tra chi lo avrebbe votato, nessuno avrebbe avuto un solo contatto con lui. Il militare ha poi analizzato anche il contenuto del telefonino di Maisto, in particolare su una lista di nomi che lo stesso avrebbe inviato ad un’altra persona, ritenuti potenziali elettori.
«Mandami la foto della tessera»; «Ora vado a votare, i soldi tuoi ce li ho io»; «Vogliono vedere la tessera, tanto il voto glielo do»; «Stiamo a pranzo, paga il candidato». Questi alcuni dei messaggi finiti a disposizione degli inquirenti. E di corruzione elettorale ha parlato anche il colonnello dei Ros, Gabriele Mambor, che nel suo lungo esame ha spiegato, tra le altre cose, anche i rapporti tra gli altri imputati, come l’ex consigliere Carlo Bianco, definito “riferimento” per l’ex boss Antonio Pignataro e il candidato Ciro Eboli. E ancora, gli incontri tra questi ultimi, le analisi che Pignataro faceva allo studio dell’ex vicesindaco Antonio Cesarano, anche lui ritenuto parte di quell’accordo tra la camorra e la politica sul progetto di una casa famiglia. Ma la corruzione elettorale avrebbe interessato anche altri consiglieri, alcuni nomi sono stati fatti sempre ieri, in udienza, in riferimento a chi oggi siede tra i banchi del consiglio ed è già stato sentito in precedenza, durante il processo. Tuttavia, mancherebbero riscontri ed elementi forti in tal senso.


Articolo pubblicato il giorno 12 Aprile 2019 - 19:21
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