Nell’era dei social network anche i videogames si sono adattati al mondo che è cambiato, seguendo l’onda della condivisione. Questo perché il player non si accontenta più di giocare da solo o con il proprio vicino di casa, ma desidera ampliare i propri orizzonti sociali sfidando tante persone diverse che si trovano anche distanti. Chi siano, quanti anni abbiano, che cosa facciano nella vita: non conta. Quello che importa è giocare e magari vincere sfidando sempre avversari diversi anche con capacità di alto livello.
Il videogioco come esperienza sociale
Il videogioco vissuto in questa sua nuova veste fa innalzare il livello di competizione, da un lato, ma crea anche allo stesso tempo la sensazione di far parte di un qualcosa di più grande, di una community. In un certo senso è proprio così. Questa necessità di condivisione, socializzazione e comunicazione con gli altri, anche se avviene tramite live chat senza vedere o sentire realmente la persona dall’altro capo del web, si è diffusa un po’ in tutte le tipologie di videogames. Si comunica via web nel gioco con le console, nelle app, nei giochi di ruolo online e anche nei giochi sui siti dei migliori casinò.
Nel caso di quest’ultima tipologia di gioco è interessante notare due cose: la prima è che si tratta di giochi individuali ma di cui si sono anche organizzati inaspettatamente dei tornei, per aggiungere così l’elemento sociale. La seconda è che le slot sono uno dei pochi giochi che sono rimasti immutati nei decenni perché è uno dei più amati, anche se ovviamente le grafiche sono del tutto nuove. Una delle tipologie più famose di slot oggi è il famoso gioco Book of Ra, con un’avvincente grafica che richiama l’Antico Egitto.
I giochi di ieri: le sale giochi
Negli anni Settanta-Ottanta i videogames erano ancora una cosa non individuale, cioè vi si giocava da soli ma di fatto gli apparecchi elettronici erano nelle sale giochi in forma di cabinati. In tale formula non era ovviamente possibile giocare a un gioco diverso da quello che era caricato e non si poteva salvare proseguendo con gli schemi. L’unica cosa che veniva registrata era il nickname del giocatore e il punteggio nel caso si qualificasse meglio degli altri. Nelle sale giochi si riunivano i ragazzi per condividere le esperienze di gioco e confrontarsi fra loro. L’evoluzione furono i cabinati in cui si poteva giocare in due, ma comunque non restavano salvati i dati.
Fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta ecco che con l’arrivo delle prime console le sale giochi entrarono in disuso ed iniziò l’era dei multiplayer. Lo spazio del gioco si spostò così nel salotto di casa e la novità fu la possibilità di salvare i propri progressi, procedendo in vari step ai livelli successivi. Il gioco finisce tuttavia quando si arriva all’ultimo schema e l’esperienza si chiude così.
L’aspetto competitivo assopitosi con questa tipologia di videogames si riaccende dal momento che si aggiunge il collegamento a internet alle console. Le sale da giochi quindi ritornano, in una versione virtuale. Da qui si arriva all’oggi, quando giochiamo via web con le console, i pc e addirittura con i telefonini. Che accadrà domani? Il prossimo passo è sicuramente la realtà virtuale nelle nostre case, di cui tra l’altro già oggi ne abbiamo qualche esempio.
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