In scena al Centro Universitas di Morcone (viale dei Sanniti), venerdì 22 marzo ore 20.30, “Usciti pazzi” di Antonio Scavone, diretto da Niko Mucci. Per la rassegna “Una nuova stagione – A teatro con gusto”, lo spettacolo vede in scena Antonio D’Avino, Laura Pagliara e Valeria Impagliazzo in uno spettacolo comico dal gusto farsesco e i contorni del dramma.
In un ambiente spoglio un marito e una moglie (Ciro e Ninetta), aspettano l’arrivo di un’ambulanza per il ricovero in una clinica di igiene mentale. È Ninetta, la moglie di Ciro, da ricoverare: è una donna dal temperamento forte, risoluto, dispotico. In realtà, Ninetta è bipolare, palesemente ossessiva-compulsiva, caratterialmente bisbetica e capricciosa. Ciro è un marito apprensivo, conciliante: sopporta le recriminazioni e gli sbalzi d’umore di Ninetta – anche quelli violenti – e asseconda la moglie con dedizione e pazienza tra malumori coniugali e insoddisfazioni quotidiane.
Ma “Usciti pazzi” è anche una farsa, tragica e surreale, dominata da un’esagerazione teatrale dei toni, sulla linea di confine tra normalità e disagio. Quel confine viene per così dire scoperto dall’arrivo dell’Infermiere comandato per il ricovero di Ninetta: si presenta come un primario, un luminare ma, più semplicemente, è un imbonitore scaltro e ammaliatore. L’infermiere mette in mostra tutto il suo repertorio di sapiente parolaio: illustrando la qualità del servizio della clinica trova il modo di far condividere la sua storia personale, fatta di tormenti e delusioni. Tormenti e delusioni farseschi, ovviamente, tali da convincere Ninetta e Ciro di intraprendere un percorso senza ritorno. Tra lazzi e bizzarrìe, anche questa farsa dal ritmo frenetico e trascinante ha un suo sotto-testo capzioso che è quello di una “normale” alienazione, di una “normale” depressione per uno smarrimento che solo una sovraesposta comicità può smaltire o attenuare. Si “esce pazzi” per una fragilità esistenziale ma Ciro ritrova per sé e soprattutto per l’instabile Ninetta una praticabile via di riscatto per la quale si può, pur tra travagli e amarezze, recuperare un’alternativa identità di emarginati, di infelici per così dire stabilizzati.
Note di regia: “Gli aspetti farseschi e a un tempo drammatici del quotidiano in un contesto familiare popolare quanto problematico a livello psicologico, sono al centro di questo lavoro, che si propone di illuminare ed approfondire gli aspetti comici , che ci permettono di scherzare e sorridere degli atteggiamenti e degli stati mentali , che ogni spettatore riconoscerà in qualcuno già incontrato , e forse specularmente in se stesso. La chiave interpretativa è quella del paradosso verbale ed emozionale, quasi surreale l’ambientazione dei fatti, mentre la lunga attesa del soccorso medico è la versione lazzara delle lunghe dense attese dei testi sacri del teatro contemporaneo (Pinter-Beckett). Ma l’arrivo della presunta salvazione salvifica il soccorso sanitario, pone i protagonisti di fronte a una scelta, che gli fa riconsiderare il senso della propria alienazione mentale, sino a trovarlo più rassicurante del mondo esterno e nel loro guscio terremotato e caotico essi troveranno la loro dimensione rassicurante, ed in grado di fargli superare la criticità della loro condizione di esauriti dalla Normalità”.
Ogni serata è accompagnata dalla degustazione di prodotti locali. La direzione artistica è a cura di Antonio D’Avino e la direzione organizzativa è di Beatrice Baino.
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