“Ho deciso di fare queste dichiarazioni perché ho compreso che quanto fatto da me e dai miei amici era un gesto riprovevole”. Inizia così il racconto dell’orrore fatto da Alessandro Sbrescia , uno dei tre violentatori della 24enne all’interno dell’ascensore della stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Sbrescia e i suoi due amici sono in carcere da due giorni dopo che ieri il gip ha convalidato il fermo disposto tre giorni fa dalla polizia. La ragazza il pomeriggio di martedì era andata dal medico, poi aveva acquistato una tutina per la figlia di un’amica, aveva telefonato alla madre e le aveva detto che sarebbe tornata a casa in treno dopo avere bevuto una cioccolata. Invece l’incontro con i tre ha stravolto la sua giornata. L’ha soccorsa un passante che l’ha notata piangere su una panchina della stazione, incapace di chiedere aiuto. Lo sconosciuto si è fatto dare il telefono e con quello
ha chiamato il 113, facendo scattare i soccorsi e le indagini. La vittima è stata accompagnata prima a Villa Betania e poi al Loreto Mare, dove i medici hanno confermato le violenze subite. Il racconto di Alessandro Sbrescia, così come riportato da Il Roma, tende a far prevalere la tesi che la ragazza violentata sia stata consenziente: “Unitamente a due miei amici, Antonio Cozzolino e Raffaele Borrelli, tutti residenti nel comune di San Giorgio a Cremano siamo andati presso la stazione della Circumvesuviana di piazza Trieste e Trento. E mentre attendevamo il treno che ci avrebbe portato a Portici, abbiamo incontrato una ragazza di nostra conoscenza, Claudia, con la quale abbiamo cominciato a parlare del più e del meno. Su indicazione della ragazza non abbiamo preso il treno in transito verso Portici ma abbiamo deciso di rimanere a parlare con lei all’interno della stazione. Tutti noi abbiamo proposto a …omissis.. di portarsi presso il binario tre per fumare una sigaretta”. Poi Sbrescia racconta di aver proposto alla 24enne di entrare nell’ascensore e lì, una volta entrati, di aver consumato un atto sessuale durante il quale “i miei due compagni si trovavano all’esterno dell’ascensore in attesa che io uscissi. Lei è rimasta all’interno dell’ascensore e quindi sono entrati Antonio e Raffaele. Io però dopo pochi minuti sono uscito sostando nelle immediate adiacenze”. E così con le porte aperte Sbrescia avrebbe assistito a tutto e poi di essersi allontanato “all’esterno della stazione e dopo circa dieci minuti mi hanno raggiunto i miei due amici, mentre la ragazza è rimasta sul binario. Preciso, inoltre, che quando è accaduto il fatto avevo una barba lunga e nera e proprio in relazione a quanto successo, per evitare un eventuale riconoscimento ho deciso di radermi
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