Il 1° novembre 2016, la 28enne Sissy Trovato Mazza si trova nell’ospedale civile di Venezia per controllare una detenuta, Jessica Sebastiani, ricoverata per partorire. All’interno del nosocomio, gli spostamenti dell’agente vengono filmati dalle telecamere di videosorveglianza: Sissy, dopo aver accertato che tutto procede bene nel reparto pediatrico, invece di recarsi verso l’uscita della clinica, si dirige verso gli ascensori. Pochi attimi dopo, la giovane viene trovata nel vano dell’ascensore distesa a terra, ferita gravemente alla testa da un proiettile, e con la sua pistola d’ordinanza ancora in mano. L’agente è morta lo scorso gennaio, dopo due anni di coma.
Gli investigatori hanno subito pensato a un suicidio per motivi privati, ma i genitori di Sissy non hanno mai creduto a tale versione, e per questo motivo hanno chiesto e ottenuto un rinvio delle indagini.Gli inquirenti stanno svolgendo nuovi accertamenti sull’arma, su cui non è stata rinvenuta alcuna traccia biologica. Il che porta a una riflessione: se si fosse trattato di suicidio sulla pistola ci sarebbero dovute essere delle tracce di Sissy, o in caso di omicidio, quindi l’arma fosse stata usata da un altro soggetto, qualche elemento di DNA sarebbe dovuto rimanere, invece nulla. L’arma potrebbe essere stata ripulita? E da chi?
La famiglia ha sempre sostenuto che Sissy è stata uccisa perché all’interno del carcere della Giudecca dove prestava servizio ha osato denunciare un traffico di droga e comportamenti immorali tra alcune sue colleghe e le detenute.Gli inquirenti stanno effettuando nuovi accertamenti anche sul computer dell’agente, sulle schede dei cellullari della poliziotta e della sua collega ed ex compagna, e sulle celle telefoniche. I famigliari sperano che le nuove indagini portino alla verità sulla tragica morte di Sissy.
Francesca Moretti
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