“Mio padre e’ stato ucciso perche’ era stato lasciato solo, era stato isolato da tutti dopo aver denunciato i suoi estorsori. Cosi’ come tutte le vittime della camorra, che hanno in comune l’isolamento”. Cosi’ Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, l’imprenditore ucciso nel 2008 dopo aver denunciato i propri estorsori, ed al quale e’ dedicata l’associazione antiracket di Pomigliano d’Arco, citta’ dove oggi si e’ svolta la marcia della legalita’ in ricordo di don Peppe Diana. “Chi lotta da solo viene visto come uno che fa un gesto di sfida – ha aggiunto – l’importante invece e’ fare rete. Quando mio padre ha denunciato non sapevamo di associazioni che potessero esserci vicine, che non ci lasciassero soli. Queste associazioni danno una mano a chi decide di denunciare, di essere un uomo libero, facendo rete, senza lasciare solo nessuno”. Noviello, infine, ha sottolineato che i “giovani che oggi hanno sfilato, sono il nostro presente ed il nostro futuro, ed e’ importante che capiscano perche’ sono qui. La domanda – ha concluso – deve essere perche’ ci sono state queste morti. Quando andiamo nelle scuole, i ragazzi restano colpiti dalle nostre testimonianze, perche’ apriamo loro i nostri cuori affinche’ quello che e’ successo a mio padre, a don Peppe Diana ed a tutte le altre vittime della camorra, non si ripeta piu'”.
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