Ci sono i meccanismi della politica trapanese nell’indagine che oggi ha portato all’arresto di 25 persone tra cui l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, accusato di associazione mafiosa, per la sua consapevole e voluta adesione agli interessi di Cosa nostra, accusano gli inquirenti. L’indagine della Dda di Palermo riguarda in totale 33 persone e il lavoro degli investigatori ha ricostruito gli interessi sia dell’ex deputato all’Ars, ma tra le informazioni raccolte ci sono anche i nomi di altri politici. A partire dai legami di Ruggirello con Lillo Giambalvo, il consigliere comunale di Castelvetrano prima arrestato nell’operazione Eden, poi scarcerato e assolto dall’accusa di Mafia ma adesso sotto processo per estorsione. Ruggirello ne fu lo sponsor politico; Giambalvo non era un consigliere qualsiasi: fu intercettato, infatti, mentre esprimeva la sua ammirazione per Matteo Messina Denaro; il suo caso fece scalpore e mosse un movimento che nel marzo 2016 porto’ un gran numero di consiglieri – 27 su 30 – a dimettersi e al conseguente scioglimento nonche’ commissariamento del consiglio comunale. Spicca anche il nome di Bice Ruggirello, sorella del politico, candidata alle elezioni politiche del 2013 con Mir (Movimenti Italiani in Rivoluzione). C’e’ un intercettazione in cui un politico di Castelvetrano dice a Giambalvo di farsi dare “mille euro” dalla donna. Tra gli arrestati Ivana Inferrera, 56 anni, ex assessore del Comune di Trapani. E tra gli indagati un collaboratore di Ruggirello. La nuova frontiera economica e politica della Mafia trapanese era sull’isola di Favignana. Li’ si era stabilito un anziano boss, oggi arrestato, Vito D’Angelo, che dopo aver scontato una lunga pena per omicidio, era diventato un punto di riferimento per gli altri esponenti di Cosa Nostra. La cellula isolana si sarebbe occupata anche del sostegno elettorale di un consigliere comunale.
Articolo pubblicato il giorno 5 Marzo 2019 - 09:46