Tredici condanne ed un’assoluzione. Si è chiuso così il processo in Corte d’Appello per le infiltrazioni camorristiche nell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta da parte del clan Zagaria. I giudici napoletani hanno confermato, tra gli altri, seppur riducendole, le pene a carico di Elvira Zagaria (sorella del capoclan Michele), Bartolomeo Festa, dirigente dell’ospedale di Caserta; Remo D’Amico di Caserta; Giuseppe Gasparin, ex sindaco di Caserta; Domenico Ferraiolo, segretario del Pd di Piedimonte Matese; Vincenzo Cangiano; Orlando Cesarini di Piedimonte Matese; Raffaele Donciglio. Unico assolto Antonio Della Mura.
Un’organizzazione che, stando a quanto riscontrato dagli investigatori, sarebbe nata nel 2006 quando Francesco Zagaria, cognato dell’allora latitante Michele riuscì a far nominare un suo uomo di fiducia quale dirigente generale dell’ospedale Luigi Annunziata, poi deceduto. Da quel momento Francesco Zagaria avrebbe assunto (fino al suo decesso) il controllo delle assegnazioni dei lavori pubblici nell’ospedale, dando vita ad un cartello di imprese mafiose, ancora oggi operante. Centro nevralgico, secondo la Dda, delle attività criminali è stato ritenuto essere l’ufficio del dirigente dell’unità operativa complessa di Ingegneria ospedaliera, Bartolomeo Festa, in carica dal 1 gennaio 2006 anch’egli per volere di Francesco Zagaria. Quest’ultimo, coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, aveva il compito di truccare i bandi di gara e gli atti ad essi equipollenti, per favorire gli imprenditori del clan, i quali, a loro volta, periodicamente dovevano versare parte dei guadagni così ottenuti nelle mani degli Zagaria. Gustavo gentile
Articolo pubblicato il giorno 28 Marzo 2019 - 20:15