Marcianise. Non è stato facile per gli investigatori trovare questo luogo inimmaginabile, neppure nelle scene di un film horror. Nelle campagne di Marcianise, dopo una lunga strada sterrata di via Airola, in un ex cimitero denominato “dei Colerosi,” perché nel 1838, a seguito della terribile epidemia, furono seppellite le vittime del colera.
Proprio qui, in questo luogo lontano da occhi indiscreti, nel giardino della chiesa di Santa Venera, un luogo sacro frequentato dai contadini, fu uccisa Angela Gentile il 28 ottobre del 1991. Lo ha confessato Domenico Belforte agli investigatori e al magistrato della Dda di Napoli, Luigi Landolfi. Aggiungendo un altro piccolo tassello a questa storia processuale che ha avuto l’ultimo colpo di scena 15 giorni fa quando Mimì Mazzacane ha rivelato di essere stato lui ad uccidere Angela “E’ vero è vero sono stato io ma la uccisi per errore”. Ha ribadito il boss dinanzi al gup Di Palma del tribunale di Napoli, dal carcere di Sassari. Ma nelle confessioni del ex capoclan emergono altri particolari agghiaccianti. “Partì un colpo di pistola per sbaglio dopo una violenta discussione perché avevo saputo che lei si prostituiva” ha aggiunto il boss nelle recenti documentazioni depositate in Procura dal pm. “Poi abbiamo fatto sparire il corpo – aggiunge – in un sacco, legato con delle pietre, che gettammo nei Regi Lagni”. Quella mattina del 28 ottobre di 28 anni fa, quando Angela accompagnò per l’ultima volta sua figlia Gianna Filomena, oggi ha 40 anni e vive a Rimini nata dalla relazione con il boss, “era molto nervosa”.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 3 Marzo 2019 - 17:37