Un’azienda per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento di di rifiuti urbani e speciali e’ stata sequestrata e affidata in amministrazione controllata dal gip del tribunale di Benevento, nell’ambito di un’inchiesta che ha portato anche al sequestro per equivalente di beni per circa 9 milioni di euro nei confronti degli amministratori di fatto della societa’ con sede legale e operativa ad Airola. A capo dell’azienda una coppia del posto, marito e moglie, che pero’ avevano nominato amministratore delegato un prestanome, nullatenente, per evitare che i loro beni, in caso di guai con la giustizia, potessero essere ‘aggrediti’. I carabinieri del Noe di Napoli e la guardia di Finanza di Benevento hanno pero’ ricostruito tutta la trama, partendo dall’evasione di Iva e Irpef per diversi anni, fino appunto a 9 milioni di euro. Le indagini sono partite da un’altra inchiesta, condotta dai carabinieri della compagnia di Montesarchio nel 2017. Furono accertati danni ambientali da parte dell’azienda, che ha contratti per il servizio di raccolta e smaltimento con diversi comuni in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Da allora sono cominciate le verifiche fiscali e patrimoniali che hanno portato al sequestro di beni mobili e immobili detenuti in Italia riconducibili alla coppia per oltre 5 milioni. I controlli disposti dal procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro, non si sono fermati in Italia e, attraverso la magistratura del college italiano di Eurojust, sono stati individuati beni e conti bancari per altri 4 milioni di euro in diversi paesi esteri. Nel corso dell’operazione e’ stato anche denunciato un imprenditore conciario di Airola, e la sua azienda sequestrata per una serie di violazioni ambientali, per lo stoccaggio illecito di rifiuti e per inquinamento del fiume Isclero.
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