Il clan dei Casalesi, ed in particolare Paolo Schiavone, volevano mettere le mani su questo tipo di attività. “Mi propose di costituire una società ad hoc – prosegue il racconto di Nicola Schiavone ai magistrati della Dda – cosa che non ho mai appoggiato poichè non intendevo lucrare sulla stessa. Nella circostanza in cui Paoletto, ovvero mio cugino Paolo Schiavone, mi propose di avviare un’attività di questo tipo mi riferì di averne già avviata una di questo tipo nel comune di Villa di Briano”. In realtà, nello stesso periodo cui fa riferimento Schiavone, a Casal di Principe “era in programma l’ampliamento e l’ammodernamento del cimitero, attività che avrebbero dovuto gestire i fratelli Mastrominico i quali con il sistema del project financing avevano già avviato a Villa Literno lavori dello stesso tipo”, con una maxi tangente da 350mila euro versata nelle casse del clan di cui una parte sarebbe stata data da Nicola Ferraro all’ex sindaco liternese Enrico Fabozzi (non indagato).
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 31 Marzo 2019 - 11:12