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Il Comune non si costituisce parte civile al processo contro il clan dei ‘cavallari’: a Pomigliano scoppia la polemica

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E’ polemica a Pomigliano d’Arco, nel Napoletano, perché l’amministrazione guidata dal 77enne Lello Russo, al sesto mandato come sindaco e alla guida di una coalizione di centrodestra, non si e’ costituita parte civile in un processo per estorsione. Ad assistere i due commercianti che avevano denunciato la richiesta di ‘pizzo’ del clan detto dei ‘cavallari’ solo un’associazione antiracket, che ieri ha visto il gup di Napoli, Valeria Montesarchio, infliggere condanne con rito abbreviato a due esponenti della cosca così denominata perché gestiva macellerie equine e che nel 2017 aveva chiesto a Natale 2017 una ‘rata’ da 2mila euro agli esercenti commerciali dell’area. Più che la mancata costituzione del Comune in dibattimento, per l’opposizione pentastellata pesano le parole di Russo, che ammette di “non aver saputo del processo”. Parole “gravissime” per il consigliere comunale M5s Dario De Falco. “Ancor più gravi però sono le sue dichiarazioni in merito ai rappresentanti dell’Associazione che ha supportato le vittime, definendoli ‘professionisti dell’antiracket’ – aggiunge – ai quali non vuole rinnovare la convenzione con l’amministrazione comunale. Un comportamento vergognoso che schernisce la lotta alla criminalità. Una vera e propria onta per la nostra città. Una pagina buia. Una ferita. La lotta alla criminalità non dovrebbe avere colore politico, dovrebbe vedere prima di tutto le istituzioni in prima linea vicine alle vittime della criminalità e a tutti i difensori della legalità Un plauso ai commercianti coraggiosi e all’Associazione Antiracket di Pomigliano d’Arco per aver denunciato e permesso di far condannare gli estorsori. A loro tutto il nostro sostegno”. L’associazione, dal canto suo, dice di aver regolarmente informato il vicesindaco Elvira Romano e di aver inviato a lei gli atti del procedimento giudiziario.


Articolo pubblicato il giorno 12 Marzo 2019 - 13:55

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