Due detenuti italiani che erano ricoverati all’ospedale di Terni hanno cercato di evadere aggredendo prima un’infermiera e poi gli agenti della penitenziaria che li sorvegliavano, ma sono stati bloccati dalla Polizia penitenziaria e dalla Stradale. Uno all’interno del nosocomio e l’altro nella zona. E’ successo nella tarda serata di ieri. Uno dei detenuti era in carcere a Terni per rapina ed era stato portato in ospedale dopo avere ingerito alcuni oggetti, l’altro era nella sezione alta sicurezza di Spoleto sembra per reati associativi ed era ricoverato in seguito a una colluttazione. Hanno tentato di fuggire quando l’infermiera e’ entrata nella loro camera per delle medicazioni. Quello detenuto a Terni è stato subito bloccato dagli stessi agenti. L’altro è invece scappato dopo avere sottratto l’auto a una giovane, prendendola a morsi, davanti all’ingresso dell’ospedale nonostante la penitenziaria avesse sparato quattro colpi di pistola. E’ stato arrestato dalla stradale e dalla polizia di Stato. Gli agenti lo hanno rintracciato in un autogrill della superstrada per Orte alle porte di Terni. Era ferito di striscio a una gamba. Feriti ma non in maniera grave i due agenti della penitenziaria che erano impegnati nella sorveglianza in ospedale a causa della colluttazione con il primo detenuto bloccato. Sotto choc invece la ragazza che è stata rapinata dell’auto.
“Quel che é accaduto nella tarda serata di ieri a Terni ha dell’incredibile, con la sfrontatezza di due criminali ricoverati in ospedale che hanno tentato la fuga. Una cosa grave, che poteva creare maggiori problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti, di medici ed infermieri, dei cittadini”. E’ quanto afferma Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria. Bonino auspica che “la grave vicenda porti alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Non è possibile, ad esempio, che ieri a Terni – sottolinea – fossero solamente due i poliziotti in servizio di piantonamento dei detenuti in ospedale, uno dei quali classificato a regime di Alta Sicurezza”. Il segretario nazionale per l’Umbria denuncia “una volta di più le quotidiane difficolta’ operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”. Il Sappe evidenzia che “nell’intero anno 2018 si sono verificate in Italia 4 evasioni da istituti penitenziari, 52 da permessi premio, 14 da lavoro all’esterno, 21 da semilibertà e 40 mancati rientri da licenze”. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ricorda che poche settimane fa un altro tentativo di evasione era stato sventato nel carcere di Firenze e torna a denunciare le gravi criticità operativi dei poliziotti penitenziari e il clima che si vive nelle carceri del Paese: “La situazione all’interno penitenziaria si è notevolmente aggravata rispetto al 2017. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: 10.423 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2017, già numerosi: 9.510), 1.198 tentati suicidi sventato in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria (nel 2017 furono 1.135), 7.784 colluttazioni (che erano state 7.446 l’anno prima). Alto anche il numero dei ferimenti, 1.159 ferimenti, e dei tentati omicidi in carcere, che nel 2018 sono stati 5 e nel 2017 furono 2. La cosa grave è che questi numeri – sottolinea Capece – si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Ed è grave che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria guidato da Francesco Basentini non sia ancora stato in grado di mettere in campo efficaci strategie di contrasto a questa spirale di sangue e violenza”.
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