“Druda, Cuore di donna” è il cortometraggio storico ambientato a Serre, per la regia di Caterina Firinu, che, nelle prossime settimane, sarà presentato in diversi circuiti d’autore. Il lancio ufficiale è previsto per il 9 marzo presso l’Archivio di Stato di Salerno, alla presenza del direttore, Renato Dentoni Litta, e dei sindaci dei comuni di Atena Lucana e di Serre, Luigi Vertucci e Franco Mennella. La pellicola è tratta dalla storia vera di Luigia Cannalonga- interpretata dall’attrice Marilù Quercia- una contadina che, durante il periodo risorgimentale, fu sospettata di essere a capo di una banda di briganti insieme al figlio Gaetano. Una ‘druda’, appunto, termine coniato a sottolineare il disprezzo con il quale i piemontesi appellavano le donne meridionali. La sceneggiatura rispetta integralmente la vera storia, come da documenti d’Archivio, della brigantessa che viene spesso menzionata insieme alla ben più nota Michelina de Cesare. Tuttavia “quella di Luigia- spiega la regista- è una vicenda che ha a che fare più con l’amore e la passione di donna e di madre che con la rabbia e la ribellione della brigantessa. Il cortometraggio vuole essere un tributo alle donne del sud che lottarono in un momento storico particolarmente violento. Partendo dalla storia di Luigia, si offre, infatti, lo spaccato storico di quello che fu il difficile periodo post-unitario”. L’idea del soggetto nasce dallo studio e dalla ricerca della prof.ssa Antonella Musitano, storica e studiosa del periodo post-unitario, e dalla collaborazione, per la ricerca delle tradizioni e del costume dell’epoca, della prof.ssa Adele Pulice Lozito. La produzione è del Prof. Vincenzo Colonna “che ha creduto nel progetto ed investito nell’arte e nella cultura”, ha commentato la Firinu.
Alla presentazione ufficiale di sabato 9 marzo, oltre a tutti loro, sarà presente il direttore della fotografia, Paco Maddalena che, con “Nauta Studio” ha curato anche montaggio e post-produzione e il cast artistico. L’evento avrà inizio alle ore 11.
In un cortometraggio, la storia di una donna, di una madre, di un Sud conquistato con un “colpo di mano” e oppresso.
SERRE (SA), anno 1864. Sono gli anni difficili della difficile Unità, anni in cui, la cultura del sospetto era l’arma privilegiata dai conquistatori piemontesi per legittimare l’uso di leggi speciali, liberticide, incostituzionali e, per le donne, chiamate con disprezzo “drude” dai piemontesi, leggi ancora più crudeli, soprattutto se servivano per “stanare” i cosiddetti briganti. Donne forti e coraggiose, ma condannate all’oblio dalla storia. Donne come Luigia Cannalonga. Per lei, bollata come “donna di sentimenti avversi al governo e sospetta di essersi sempre tenuta in relazione e corrispondenza col proprio figlio…”, il castigo più grande: il domicilio coatto all’isola d’Elba, un’isola lontana, troppo lontana da Serre, troppo lontana dai suoi figli.
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