Salerno. Non ci sono prove che De Luca abbia commesso il reato di abuso d’ufficio: le motivazioni dei giudici che hanno assolto l’ex sindaco Vincenzo De Luca, ora presidente della Regione, per il Crescent sono nette. Per i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Salerno, “l’istruttoria svolta non ha consentito di acquisire elementi certi ed univoci dimostrativi” dell’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca per profili di abuso d’ufficio, nonostante sia “emerso in modo chiaro il forte interesse dell’esponente politico apicale del Comune all’approvazione del progetto di intervento edilizio in questione al quale egli assegnava un valore pregnante sotto il profilo politico tra gli obiettivi della sua stagione amministrativa”. Ma non c’è “alcuna traccia dell’intervento del De Luca nell’istigare gli esponenti di vertice del Comune, ed ancor meno nell’incidere sull’operato della Soprintendenza, al fine di spingerli ad adottare gli atti in questione e ad operare secondo le modalità violative di legge”. De Luca è stato assolto nel processo nel quale erano imputate 22 persone tra imprenditori, esponenti della Giunta, Soprintendenza e funzionari del Comune accusati di una serie di reati che spaziano dal falso ideologico in atto pubblico all’abuso d’ufficio continuato, all’edificazione abusiva in assenza di autorizzazione paesaggistica e di permesso di costruire, fino alla lottizzazione edilizia abusiva. La corte il 28 settembre dello scorso anno ha assolto tutti. Oggi, la sentenza di oltre 300 pagine, firmata dal collegio giudicante formato da Vincenzo Siani, Ennio Trivelli e Antonio Cantillo, è stata depositata. Il processo era legato alla realizzazione del Crescent e alla sdemanializzazione, dell’area a nord del lungomare di Salerno, in favore del Comune per la costruzione della mezzaluna firmata dall’archistar Riccardo Bofill.
A De Luca veniva contestato dai pm il ruolo di istigatore degli autori materiali degli atti illegittimi. Anzi, i giudici aggiungono che per gli esponenti della Soprintendenza, “non risulta nessun contatto con l’allora sindaco di Salerno” e che “rispetto all’operato della Soprintendenza vi sono plurimi segnali di una relazione tutt’altro che armonica e sintonica” tra Palazzo di Città e Soprintendenza; mentre, nei confronti dei funzionari comunali, “si coglie in modo agevole un’unitarietà di obiettivi riferibile all’intero plesso comunale”. Inoltre, l’attuale ‘governatore’ avrebbe avuto tutto l’interesse affinche’ “il provvedimento di autorizzazione paesaggistica emesso dal competente funzionario amministrativo del Comune” non fosse carente sotto il profilo motivazionale. Per quanto riguarda l’ipotesi di violazione urbanistica, i giudici assolvono gli imputati, tra cui De Luca e altri sei imputati, per “insussistenza del fatto”; per il prospettato abuso d’ufficio continuato e i reati edilizi, realizzati secondo l’accusa durante la fase dei permessi a costruire, il collegio, analizzando l’articolato percorso procedimentale, rileva “la carenza di prova certa al di là di ogni ragionevole dubbio degli elementi costitutivi del reato di abuso d’ufficio” e, perciò, assolve perchè il fatto non sussiste. Per le contestate violazioni edilizie, era stata prospettata come l’attività edilizia consentita alla societa’ ‘Crescent srl’ e alla ‘Sviluppo Immobiliare Santa Teresa srl’ fosse illecita perchè derivante da permessi di costruire “da considerare assenti e inefficaci”. Invece, nella sentenza viene escluso che “il rilascio dei permessi di costruire abbia costituito il frutto del reato, segnatamente del contestato abuso d’ufficio, e comunque delle violazioni di norme e di regolamento aventi valenza sostanziale, tali da incidere sulla validita’ dei permessi stessi”. Anzi, evidenziano i giudici che “nemmeno può individuarsi l’illiceità dei permessi di costruire” cosi’ come era stato prospettato dai consulenti tecnici dei pm.
Articolo pubblicato il giorno 28 Marzo 2019 - 22:26